Oggi, la parola “emigrato” non fa più parte del nostro vocabolario, il sottovuoto ha quasi del tutto sostituito la carta oleata e l’aereo la nave, ma il traffico è sempre quello. E se nei porti continuano a non degnarti neanche di un’occhiata, in aeroporto, l’addetto ai controlli radiogeni dei bagagli da stiva, ilare, vede sfilare sul nastro trasportatore intere greggi di agnelli, famiglie di maiali e maialetti al gran completo, abilmente adagiate tra gli indumenti intimi e i maglioni. E sono salsicce di Irgoli, trecce e trattalias, casizoli di Santulussurgiu, seadas ancora congelate, bottiglie d’olio di Ittiri, di Mirto o di Nepente di Oliena.
E ogni volta lo stesso sospiro di sollievo.
Lino Soddu
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