Renato Vallanzasca è ora un signore di sessant’anni ormai alla resa. Sta scontando quattro ergastoli e da un anno usufruisce dei benefici del lavoro esterno al carcere; non si è mai pentito, gli è stata negata la grazia, ma ha rinunciato definitivamente a scappare. Il film che Michele Placido gli ha dedicato poteva quindi essere un’occasione di riflessione pacata su una stagione travagliata della storia recente. Purtroppo, invece, la ricostruzione privilegia i toni assordanti, le tinte forti, il ritmo adrenalinico, la grana grossa. Prevale l’effetto accumulo di personaggi e vicende, affastellati in momenti narrativi che si succedono a mitraglietta senza dar tempo di ragionare. Resta soprattutto tagliato fuori il contesto sociopolitico dell’epoca, una delle più buie della nostra Italia. Sono i difetti peraltro consueti del cinema di Placido, sempre privo di mezze misure, veemente al limite del convulso, schematico negli assunti e superficiale nelle conclusioni. Peccato, dicevo. Anche perché Kim Rossi Stuart rivela sorprendenti doti mimetiche, frutto di uno studio approfondito non sul personaggio Vallanzasca ma sulla persona. Da solo vale il prezzo del biglietto.
Vallanzasca – Gli angeli del male, di Michele Placido, con Kim Rossi Stuart, Valeria Solarino, Filippo Timi (Italia, 2010, 125’). In programmazione al cinema Ambrosio di Torino.