Bene, direbbe l’ottimista del turno di notte, morto un sogno ne nasce un altro. Mi associo, concordo, morto quello americano abbiamo bisogno di un nuovo sogno di libertà, democrazia ed eguaglianza: la Magnifica Trinità di valori, che da un secolo sembra la più gettonata, almeno a parole.
Peccato che il Valore inteso come evidenza oggettiva e immanente nell’intelletto abbia subito anch’esso una trasformazione di stato: da solido a liquido; che di per sé potrebbe essere un vantaggio a favore della globalizzazione di una visione solidale dell’umanità. Non è così purtroppo, avverte il pessimista che tiene i conti della storia, perché i valori resi liquidi dall’evoluzione scientifica e tecnologica tendono alla forma del contenitore che li accoglie: l’anima asfittica dei figli dell’Opinione.
Dio, Patria, Famiglia: la tragicomica trinità che ha dato le carte alla storia e che ancora resiste, nonostante le dissacranti verità del relativismo e del buon senso, è riuscita a vanificare l’intento della prima vera carta costituzionale democratica della storia; a prevalere, nei fatti, sulle libertà individuali garantite dai primi dieci emendamenti della Costituzione degli Stati Uniti. Nelle mani sporche di sangue degli stessi che hanno fatto i miliardi col Sogno Americano, nemmeno la Famiglia si è salvata: l’unico valore autentico della triade, che se si fosse tolta dalle palle Dio e Patria, avrebbe potuto contribuire a generare individui più consapevoli dei propri diritti e doveri verso gli altri, nati sotto la bandiera a stelle e strisce o in altra parte del mondo.
Per quanto richieda un certo dispendio di energie, non è poi così difficile distinguere i lupi travestiti da agnelli: un Valore, in quanto tale, non può essere confinato dalle opinioni ma solo da altri valori come il rispetto del diritto a esistere, la libertà di esprimere le proprie opinioni e quant’altro appartenga alla sfera dell’individuo. Fatte salve le libertà individuali, non sarà nemmeno troppo complicato regolare i rapporti con la società e lo Stato.
Rigurgiti di anarchiche quanto utopiche visioni?
Sì, e ben vengano se l’alternativa è la distopia di un mondo da incubo governato da Sistemi di Opinioni.
Noi vecchi nati nel dopoguerra, siamo stati educati al rispetto di valori costituiti, com’erano chiamati a quei tempi i pilastri che reggevano la traballante impalcatura dei rapporti sociali. Era spazzatura ideologica e abbiamo provato a liberarcene, anche se dissociarsi da valori come Dio, Patria e Famiglia era considerato sovversivo o peggio.
A ben vedere, tra l’altro, in quel mondo utopico nel quale abbiamo creduto non s’impediva ad alcuno di credere in dio, qualunque fosse la religione di riferimento; e nemmeno di servire civilmente la patria o dar vita a una famiglia. Se anche gli altri avessero tolto le iniziali maiuscole alle opinioni spacciate per valori, la nostra idea di mondo avrebbe potuto funzionare.
La mia generazione è purtroppo responsabile di aver buttato via il bambino insieme all’acqua sporca, quando si è liberata dei miti imposti ai nostri padri e da essi tramandati. La presunzione di poter forzare l’evoluzione delle masse togliendo i veli della mistificazione, ha avuto l’effetto di una prolungata cura antibiotica sulla cultura, che si è trovata senza anticorpi nei confronti della carica batterica rilasciata dalla decomposizione delle ipocrisie dominanti.
Qualche anno addietro, ricordo di aver visto scarpe così appuntite da farmi ricordare quelle dei giullari. Nulla da eccepire dal punto di vista estetico: ognuno è libero di vestire come gli pare; qualche dubbio su come le avrebbero calzate i piedi invece m’è venuto, e anche su ciò che avrebbero detto al cervello se avessero potuto parlare. Nella mia vita, anche per mestiere, ho riflettuto a lungo sulle dinamiche di produzione e consumo, rilevando parallelismi fin troppo banali tra cultura e consumi. Dalla pubblicità che informava sulle caratteristiche dei prodotti siamo evoluti (?) ai ringraziamenti dovuti a Mastrolindo per la sua opera benefica a favore delle massaie; per non parlare degli yogurt che offrono allucinazioni a sfondo erotico, o ai sensi di colpa calati come mannaie sulla coscienza di un povero diavolo che arriva a stento alla fine del mese, se di fronte alla ferocia delle immagini di bambini denutriti e malati non manda subito una donazione. Mai mi è capitato d’imbattermi in un esercizio di totale stupidità come quello di creare bisogni inesistenti, produrre cose inutili concepite solo per essere vendute. Stupidità che si allinea perfettamente con quella di chi produce solo per profitto e quella autolesionista dei compratori, ostaggio di chi ha manipolato l’insieme di opinioni che ha decretato la diffusione di un prodotto, la Moda: quell’insieme articolato d’interessi economici e pseudo culturali che si presenta come Opinione per far leva sui bisogni, genera una dinamica di produzione/consumo che si espande in termini di massa quanto più millanta un valore.
Concludendo la riflessione: se le opinioni non si basano su valori, qualcosa dovrà pure orientarle, aggregarle, stabilirne l’unità di misura, il segno, pollice in su – pollice in giù.
Un mondo governato con i pollici di generazioni rincoglionite dalla tecnologia firmata: questo è l’incubo americano.
Giusto per tornare a quello che avrebbe dovuto essere il “nuovo mondo”, nessuno nasce conservatore o democratico: saranno l’educazione e le successive opinioni autoindotte a deciderlo.
Anche la Chiesa, come al solito in ritardo di qualche millennio, riconosce che nella guerra per la formazione e il controllo delle opinioni prevalgono interessi illeciti. Dubito tuttavia che il sistema di potere millantato nel nome di quel brav’uomo accetterà di suicidarsi praticandone il messaggio.
L’America ha fatto la storia del secolo scorso: peccato abbiano prevalso gli interessi ottusi e violenti nell’evoluzione della sua cultura; gli stessi che rifacendosi il Look sono ormai entrati nel più grande sistema d’opinioni della storia: Internet, la madre di tutte le reti d’informazione, la dimensione nella quale si combatterà la terza guerra mondiale.
Presto o tardi anche noi (italiani), seguiremo la tendenza americana, lo stiamo già facendo: col marketing della peggiore specie e genere che sta infettando i cervelli delle nuove generazioni; quelle che sgretoleranno il già duramente provato sistema di valori scritto sulla nostra altrettanto valida Costituzione.
Arvales presenta un nuovo intervento: Valori e opinioni: dal sogno all’incubo americano