Hanno anche una collaboratrice umana che li aiuta nelle incombenze di tutti i giorni e la polizia fornisce loro immigrati per nutrirli.
A causa delle intemperanze di Samson , Georges e la sua famiglia devono andare in esilio in Canada.
Terra in cui sono addirittura costretti a lavorare....
Qualche tempo fa parlando del piccolo cult neozelandese What We Do in the Shadows ( di cui abbiamo parlato qui ) avevo detto che era il primo mockumentary comedy horror sui vampiri che era comparso sulla scena cinematografica internazionale.
Ebbene sbagliavo perché alla fine del 2010 arrivò questo Vampires del belga Vincent Lanno, che ebbe un fugace passato italico al Torino Film Festival, vera e propria fucina di cinema alternativo.
Il film parte col botto narrando dei tentativi della televisione belga di girare questo documentario.
Sangue e risate in egual misura.
Si ride ancora ma dopo un po' la risata diventa una specie di spasmo sardonico , la mascella si contrae e si ride a denti strettissimi: questi vampiri si nutrono di bambini abbandonati, di prostitute, addirittura la polizia fornisce loro degli immigrati freschi di giornata che loro "allevano" per i loro banchetti serali.
E per loro il sangue è come il vino.
Vediamo la loro scuola in cui una delle materie fondamentali è la storia ( non siamo nulla senza la nostra storia) e assistiamo anche a un'esilarante lezione di anatomia impartita al giovane Samson, studente di asineria conclamata, che non riesce a trovare la carotide da mordere sul collo di un manichino in un'esercitazione.
Se all'inizio il tono del film è comico e beffardo, poi gradualmente si scivola nella satira e nel grottesco.
La grana è grossa e il film nella seconda parte si inceppa nel voler essere semplicemente latore del messaggio di satira sociale ( vedi l'ultima parte del film, quella del Canada) ma rimane negli occhi quanto brillantemente esposto prima.
Il film di Lannoo evidenzia che la cinematografia belga tende a essere sempre al di fuori di certi confini e riporta in auge una pellicola proveniente sempre dal Belgio, dimenticata dai più, come Il cameraman e l'assassino ( di cui abbiamo parlato qua ) e che era incentrato su una troupe televisiva che seguiva un killer seriale abituato a fare piazza pulita di tutti quelli che per lui erano i "pesci piccoli" della società.
L'eco di quel film del '92 è forte ma nel mockumentary di Lannoo è tutto visto con una dose maggiore di ironia, lì c'erano solo i brividi nel vedere in azione un uomo che sembrava nato solo per fare del male agli altri.
Astenersi fanatici duri e crudi di splatter e gore. qui siamo sotto il minimo sindacale.
Lannoo ci prova allora con la satira e la metafora sociale centrando più o meno il bersaglio.
L'impressione è che l'espediente del mockumentary poteva essere tranquillamente lasciato da parte: la messa in scena volutamente povera tende con i minuti a esporre tutta la sua piattezza e questo si risente sul risultato finale di un film comunque originale e che cerca di rielaborare i clichè dei film di vampiri semplicemente parodiandone gli stereotipi.
Cosa che in What We Do in the Shadows è semplicemente venuta meglio dall'alto di una scrittura e di una struttura filmica molto meglio collaudata.
PERCHE' SI : ironia sul mondo dei vampiri, originale, si ride a denti strettissimi perché grottesco e satira sociale vanno a braccetto
PERCHE' NO : film che non ha la benzina sufficiente per tutti gli 88 minuti, splatter e gore sotto il minimo sindacale satira e metafora di grana grossa
( VOTO : 6,5 / 10 )