o, peggio, inutile, solo per la distanza
fra i suoi miti diversi e la mia giovinezza e superbia d'allora,
la mia ignoranza;
che ne sapevo quanto avesse navigato
con il coraggio di un Caboto fra le schiume
di ogni suo giorno, e che uno squalo è diventato,
giorno per giorno, pesce di fiume.
Vai, vecchio vai,
non temere, che avrà una sua ragione
ognuno, ed una giustificazione,
anche se quale non sapremo mai.”
L’opera originale
È lo stesso Guccini che ce lo spiega: “Van Loon è dedicata a mio padre, che leggeva le opere di questo Piero Angela dei suoi tempi, cioè gli anni ’30. Van Loon era un olandese (o un fiammingo, non ricordo bene) divulgatore di storia, geografia e umanità varia, i cui scritti si trovavano di frequente nelle case di chi, come mio padre, aveva molti interessi ma non aveva avuto l’occasione e i soldi per studiare. Una canzone molto intensa che ho provato più volte a inserire nella scaletta dei miei concerti. La provo e poi sono costretto a rimetterla via. Non riesco a farla senza star male e piangere, perché, nel frattempo, mio padre è morto” (da Un altro giorno è andato, Giunti, Firenze 1999.)Il Piero Angela a cui si riferiva Guccini è Hendrik Willem van Loon, giornalista, storico, scrittore e illustratore olandese di nascita, americano d’adozione vissuto a cavallo del XX secolo, morto nel 1944. Molte le sue opere tra fra le più celebri, The Story of Mankind, una sorta di storia universale, e Ships and How They Sailed the Seven Seas (1935) tradotto come Storia della navigazione dal 5000 a.C. ai nostri giorni, che il giovane editore Francesco Altieri di Magenes ci ha riproposto recentemente.
Per entrare nel spirito del libro vi invitiamo a leggere una “pillola" dell’ottavo capitolo che spiega perché le vecchie galee scomparvero.
Capitolo VIII nel quale si allude alla sorte che toccò alle vecchie galee mediterranee e si spiega perché scomparvero.
Vela quadra
Ma alle volte li forzavano a spingere il remo a tutta velocità fino a undici o dodici ore. Quando non ne parevano più, si somministrava loro una crosta di pane imbevuta di vino, ma se questo rimedio non riusciva a farli rivivere, li si frustava finché riprendessero le forze. Se nemmeno questo secondo rimedio si rivelava efficace, l’aguzzino li sollevava di peso e li gettava in mare, per infondere coraggio agli altri. Sembra incredibile che esistessero individui disposti a prendere servizio sulle galee di loro libera volontà. Eppure esistevano. Quasi senza eccezione erano ex-galeotti, e cioè schiavi che erano stati condannati alle galee e che, scontata la pena, risultavano incapaci di guadagnarsi la vita in qualche altro modo, e perciò tornavano volontariamente alla galea.Vela latina
A questi si concedeva, come un altissimo favore personale, il privilegio di lasciare crescere i capelli. Le altre due categorie di galeotti, e cioè i condannati che scontavano la pena e i prigionieri di guerra (neri o Turchi), portavano i capelli tosati in modo che risultassero facilmente riconoscibili casomai tentassero di evadere: i prilni erano rasi totalmente, mentre i prigionieri di guerra (che potevano venire scambiati contro altrettanti Cristiani catturati da galee turche o algerine) portavano un ciuffetto. Per tutti costoro le vettovaglie erano immagazzinate nella stiva insieme con le munizioni dei cannoni. Sul ponte di poppa c'erano poche cabine per il comandante e gli ufficiali superiori; gli ufficiali inferiori dormivano nel castello di prua. I rematori dormivano – e mangiavano e sudavano e morivano – dove sedevano. In porto, se per qualche ragione non si riteneva opportuno di mandarli nel “bagno” (quegli ignominiosi penitenziari in cui li si rinchiudeva quando la galea era inoperosa in porto), si tendeva un telone al di sopra dei banchi per ripararli dal sole. Questa era l’unica sollecitudine che si dimostrasse loro. Se un galeotto tentava di evadere e lo si acciuffava, gli si mozzavano le orecchie (pena riservata a tutti i disertori), e se recidivo, un piede; e siccome non c'erano chirurghi a bordo, in ambo i casi lo si abbandonava alle sue risorse: badasse lui a cavarsela o a crepare dissanguato, a suo piacimento. Possediamo numerosi dipinti di galee. Sembrano cosette graziose, allegre, con tutti i gagliardetti spiegati e tutte le belle sculture a prua e a poppa…