Vandana Shiva ai giovani italiani: occupate la terra così come occupate le piazze!

Creato il 19 marzo 2012 da Tnepd

Terra Nuova

Un’intervista rilasciata da Vandana Shiva sul pericolo dell’alienazione delle terre pubbliche programmata dal governo Monti. I governi hanno fallito nel loro ruolo, la terra è l’unica salvezza, e va messa in mano a chi la coltiva

L’accesso alla terra è sempre più difficile, perché la terra fa gola agli speculatori e ai palazzinari. Lo Stato italiano, per esigenze di cassa, ha pensato bene di mettere in vendita i terreni demaniali, non solo quelli su cui ha un effettivo diritto di proprietà, ma anche quelli su cui insistono i secolari diritti degli "usi civici". Ci stiamo letteralmente scavando il terreno da sotto i piedi, perché senza terra non c’è futuro. Sul portale di Navdanya International si è affrontato l’argomento con un intervista a Vandana Shiva, la nota scienziata ed attivista indiana, che insiste su un argomento: i governi hanno fallito il loro compito di rispondere ai bisogni della popolazione. La Terra è l’unico luogo dove tornare. Pubblichiamo per intero l’intervista:

"La terra sostiene la nostra vita sulla Terra, e la Terra non discrimina tra giovani e vecchi, ricchi e poveri, per lei tutti i figli sono uguali.

Noi siamo legati alla Terra dal momento che ognuno riceve una giusta, equa e sostenibile parte di risorse: la biodiversità e i semi, il cibo che i semi ci procurano, la terra su cui possono crescere i cibi, l’acqua che scorre nei nostri fiumi e anche l’aria dell’atmosfera che respiriamo. La più grande sfida che dobbiamo fronteggiare oggi è quello che ho chiamato la rapina dei nostri beni comuni da parte delle multinazionali. I semi come beni comuni sono stati sottratti tramite la privatizzazione e brevettazione, l’acqua è stata privatizzata tramite leggi, la terra è stata privatizzata e rubata nei paesi poveri, in India, in Africa, ma anche nei paesi ricchi a causa dell’aggravarsi della crisi economica. Le vere forze che hanno generato la crisi, tramite una morte finanziaria, ora vogliono appropriarsi del benessere reale della società e del futuro, vogliono appropriarsi dell’acqua e della terra.

Penso che in questo momento di crisi,  di crisi economica, la terra è l’unico luogo in cui possiamo ritornare per ricostruire una nuova economia; e ogni governo alle generazioni future dovrebbe dire: "non abbiamo molto altro da darvi: abbiamo perso la capacità di darvi lavoro, sicurezza sociale e garantirvi un decente tenore di vita. Ma la terra ha ancora questa capacità, noi consegniamo le terre pubbliche agli agricoltori del futuro: provvedete a voi stessi". Questo è un obbligo, visto il fallimento dei governi, nell’attuale sistema economico, nel prendersi cura dei bisogni della gente; la terra può prendere cura dei nostri bisogni, la comunità può prendersi cura dei nostri bisogni. E se vogliamo avere un’economia viva, e dobbiamo averla, e se vogliamo avere una viva democrazia, la terra deve essere al centro di questo rinnovamento: dalla morte e distruzione alla vita.


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