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Vanessa Sollecito parla del suo passato e del futuro. E di quattro anni infernali

Creato il 19 ottobre 2011 da Stenazzi

L’intervista a Vanessa Sollecito, uscita questa settimana su Gente.

«Tornare alla normalità? Sarà difficile, lungo, faticoso. Per tutti noi, non solo per Raffaele. Il dolore di questi quattro anni è stato troppo grande». Vanessa Sollecito parla con calma, misurando le parole. È la sorella maggiore di Raffaele, ha 34 anni. Il suo volto, così simile a quello del fratello, era stravolto e sorridente la sera del 3 ottobre, poco dopo la lettura della sentenza che restituiva, dopo oltre 1400 giorni di carcere, la libertà a Raffaele, riconosciuto innocente dall’accusa di aver assassinato, con Amanda Knox, la studentessa inglese Meredith Kercher. Per Raffaele, Vanessa c’è sempre stata, senza mai arretrare, senza mai stancarsi. Convinta anche lei, come Francesco Sollecito, il papà, che prima o poi ce l’avrebbero fatta, che Raffaele sarebbe uscito dall’incubo.
Solo che uscire dall’incubo non è facile. Raffaele ancora non è potuto tornare a una vita normale, inseguito da fotografi e telecamere, resta chiuso nell’abitazione del padre, a Bisceglie, poco lontano da Giovinazzo. Vanessa è tornata nella casa materna, ogni giorno va a Trovare Raffaele, è sempre con lui. «Avevo la mia vita a Roma, prima di questa terribile vicenda», racconta Vanessa, «ora non ho più un lavoro, non posso farcela a mantenermi. Diciamo che io, in questa storia, sono una specie di “danno collaterale”. Colpita duramente, penalizzata, e nessuno sa quanto, quanto dolore anch’io ho dovuto affrontare».
Vanessa era ufficiale dei carabinieri, «Dieci anni di onorato servizio», dice. «Quel lavoro l’amavo, l’avevo scelto, mi è costato duri e lunghi sforzi conseguirlo. Svolgevo incarichi importanti. Sarà un caso ma a seguito di questa vicenda, da un giorno all’altro, ho perso tutto da un giorno all’altro e quel lavoro non l’ho più avuto. Danno collaterale, appunto, di questa storia». È accaduto due anni e mezzo fa: «Ho fatto ricorso, ma è stato bocciato, ora ci sarà l’appello, non so se riuscirò a riavere il mio lavoro. Il problema è che io avevo impostato la mia vita, l’avevo costruita con fatica e con passione. E ora?».
Vanessa non è sposata, né fidanzata (Sono single», dice). Parla del futuro: «Che cosa posso fare, che cosa ho davanti a me? Ho due lauree, un master  in Diritto internazionale umanitario, ho vinto tre concorsi.  Non sono male nemmeno dal punto di vista sportivo: ho partecipato ai campionati mondiali di equitazione. E adesso, che cosa me ne faccio di tutto questo? Senza contare che i miei dieci anni di servizio  sono senza macchia».
Bisceglie è lontano una ventina di chilometri da Giovinazzo, dove la famiglia Sollecito ha sempre vissuto ma dove ancora, dopo la lettura della sentenza di assoluzione, Raffaele, Vanessa e il papà Francesco non sono tornati.  Intorno a loro, a proteggerli, c’è tutta la famiglia. È stata la zia Sara, che prima di questa vicenda non aveva quasi mai utilizzato il computer, a far cancellare tutti i profili abusivi di Raffaele nati ultimamente si Facebook. Ci sono gli amici poi: è grazie a loro se Raffaele Sollecito è riuscito, anche se per pochi minuti, a vedere il mare. L’aveva detto, era tra le prime cose che avrebbe voluto fare dopo essere uscito dal carcere. Gli amici l’hanno esaudito. Vanessa sorride: «Sì in tanti stanno proteggendo e aiutando Raffaele, è giusto così: ce la farà, ha solo 27 anni. Poi ci sono io: ce la farò, io?».


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