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Vanessa Winship in mostra con gli scatti della memoria, sino al 15 febbraio 2015, Milano

Creato il 16 gennaio 2015 da Alessiamocci

In esposizione presso la Fondazione Stelline di Milano fino al 15 febbraio più di 100 scatti in bianco e nero ripercorrono la carriera di Vanessa Winship. Prima donna a ricevere il prestigioso premio Henri Cartier-Bresson, la fotografa inglese si espone tra paesaggi, corpi e identità in grado di ripercorrere le memorie del passato e scorgere le incertezze del futuro.

Una mostra fotografica che illustra in un centinaio di istantanee in bianco e nero la carriera di Vanessa Winship, fotografa nata nel Regno Unito nel 1960, raccontata dagli inizi della sua carriera nei Balcani, fino ai suoi ultimi lavori ad Almerìa, in Spagna.

Uno scenario di profondo impatto emotivo, in cui sono fortemente percepibili il contrasto tra passato e presente e le conseguenze delle vicende politiche e sociali sui corpi di differenti generazioni.

Avendo vissuto e lavorato per più di un decennio tra Balcani, Turchia e Caucaso, la Winship comincia ad esplorare la storia di ciascuno dei paesi in cui si trova e a delineare una linea comune tra le identità, i paesaggi, la storia politica e i conflitti che hanno segnato definitivamente l’evoluzione dei luoghi che ha scelto.

La fotografia è un processo di alfabetizzazione, un cammino di comprensione”, afferma la fotografa, che nel corso degli anni delinea il suo personale modo di affrontare luoghi che riflettono i volti e la personalità dei suoi abitanti.

Costruisce i suoi lavori suddividendoli per aree, ciascuna delle quali viene ricordata con brevi cenni dell’artista: “Imagined States and Desires: A Balkan Journey”, “Black Sea: Between Chronicle and Fiction”, “Sweet Nothings: Schoolgirls of Eastern Anatolia” e “Georgia. SeedsCarried by the Wind”.

Dalla fine degli anni ’90 nei Balcani esplora attraverso l’asprezza del paesaggio l’essenza del popolo albanese, reduce da un passato pieno di insidie, in cui gli stenti non sembrano voler andar via facilmente. Dai primi anni del 2000 esplora la natura, contempla e ammira l’immensità del Mar Nero, luogo unificatore di paesi differenti davanti al quale, con rinnovate istantanee, ne esplora i segreti rispettandone tuttavia la forza maestosa e irraggiungibile e accettandone la superiorità.

Dalla fine degli anni 2000, tra Georgia e Turchia, raffigura in particolare corpi umani, quasi a voler scavare nelle caratteristiche fisiche per raffigurare attraverso i volti contemporanei la malinconia di un passato fatto di rituali ciclici.

Concentrandosi su particolari intimi e personali come lo sguardo, l’abbigliamento, il modo di posare davanti all’obiettivo, la Winship restituisce in questa fase un quadro estremamente sincero di quanto la circonda.

Gli ultimi lavori ripercorrono viaggi negli Stati Uniti e in Spagna. Con il progetto americano “She dances on Jackson. United States” si fa avanti il dubbio della fotografa nei confronti del decantato “sogno americano”, in una terra che la stessa Winship ammette di non sentire familiare e per cui nutre probabilmente meno fiducia.

In “Almeria. Where Gold was found”, infine, vengono eliminare le raffigurazioni dei corpi per far spazio all’immensità dei paesaggi, analizzati in quest’ultima fase professionale nel silenzio e nell’anonimato,  veri protagonisti dei giorni nostri.

 

Written by Irma Silletti

 


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