Vanishing on 7th street è la classica pellicola in cui funziona quasi nulla. Se si avesse la voglia di stroncarlo o di ditruggerlo, bisognerebbe soltanto scegliere il fronte dove attaccare. Nord, Sud, occidentale ed orientale, le linee nemiche sono quasi dapertutto inesistenti .
Partiamo dalla recitazione (fronte Nord). Pessima. Christensen si conferma attore che riesce a raggiungere la sufficienza soltanto nei suoi picchi più alti. Leguizamo (trait d'union con E venne il giorno di Mr Night), forse vittima di un personaggio al limite della sopportabilità, affonda inesorabilmente con tutta la barca.
Fronte Sud, l'atmosfera. Dovrebbe essere un horror? Non fa paura nemmeno a un 6enne. Dovrebbe essere un thriller? C'è la stessa tensione che di solito provo nel cercar di aprire un uovo senza romperlo. E'vero, qualche location è buona ed i primi 5 minuti non sono affatto male ma è il solito discorso, un prologo possono azzeccarlo tutti, ma una casa con le sole fondamenta è rifugio per topi.Fronte orientale, la regia. Nessuna trovata, nessuna capacità di compensare con l'abilità tecnica una sceneggiatura banale e contorta allo stesso tempo. Qualche buona inquadratura dall'alto, per il resto una quasi assoluta staticità che fa pendant con la storia che deve raccontare.Fronte occidentale, la sceneggiatura. Potrei far la battutaccia e dire che su questo fronte non c'è niente di nuovo. Eppure Anderson tenta il colpaccio, altrochè se lo tenta. Prima di andar nel dettaglio rispetto al penoso tentativo di autorialità del tutto, è impossibile non evidenziare uno degli script più "fermi" e noiosi del cinema moderno. Una volta che i protagonisti si sono rinchiusi nel bar c'è un'ora di nulla, un'ora della stessa vicenda ripetuta una decina di volte. La luce sta per spegnersi, le ombre stanno per arrivare, torna la luce e si salvano. La luce sta per spegnersi, le ombre stanno per arrivare, torna la luce e si salvano. La luce sta per spegnersi, le ombre stanno per arrivare, torna la luce e si salvano. Un aspetto positivo in tutta questa vicenda c'è, i gioielli di famiglia diventano enormemente più grandi e quindi di maggior valore.
Tra l'altro il film -infarcito di una miriade di errori che stavolta non ho la voglia di raccontare, basti uno per tutti, Christensen che chiede al ragazzo di prendere il suo posto e tenere la macchina accesa mentre lui chiude il cofano. Non poteva chiedere direttamente al ragazzo di chiudere il cofano?????- dicevo, tra l'altro il film non ha una minima coerenza, il comportamento delle ombre cambia di scena in scena tanto che gli stessi personaggi, probabilmente fuor di copione, si chiedono più volte il perchè.
Ma Anderson alza il tiro. Se è vero che lo spettatore è effettivamente incuriosito dal capire cosa stia succedendo e chi siano quelle creature ( Alieni? Demoni? un'illusione? anime dei nostri cari? ) nel finale si arriva a un pastrocchio che non ho voglia di decifrare. Una specie di nuova Genesi, un Adamo ed Eva? Boh, in questo caso l'unica cosa sicura sarebbe soltanto una progenie meticcia. E quel "io esisto" reiterato cosa vuol dire? Secondo me è lo stesso Anderson a pronunciarlo. Si è reso conto di quello che ha combinato e cerca disperatamente di non essere dimenticato per questo.
Excusatio non petita Brad, excusatio non petita.
( voto 3,5 )