Ti desidero più di un amante
inebriante trascendenza
concedimi di abbandonare
questo corpo di afflizione:
vanità zingara.
Stacca con forza la mia anima
dal mio costato esausto
liberala dalla gabbia insulsa
dei giorni cosparsi di sale
e poveri di vento.
Distruggi la trappola ignobile
del karma dai mille nodi
e sollevami dal fango putrido
del Malkuth appiccicoso
dalle molte sembianze.
Io non trovo più risposta alcuna
né nuove giustificazioni
nella fede o nella genetica:
mi perdo nel nulla inconsistente
della incarnazione.
Assisterò ogni giorno dinnanzi
all’indebolirsi del corpo
e al lento spegnersi della mente
frustrata dall’assenza grigia
della motivazione.
Rimane solo il cielo estivo
a ricordarmi che esisto
e dove proseguire il percorso
giunto finalmente stremato
alla liberazione.