Vanity Press, di cosa si tratta ?

Creato il 15 dicembre 2012 da Firmatorm @firmatorm

scopriamo il significato di questo fenomeno mondiale

Con l’avvento di internet le comunicazioni si sono nettamente velocizzate e, con esse, la capacità di diffondere informazioni, appelli, materiale digitale. In quest’ultima categoria rientrano anche gli e-book che stanno sempre più prendendo consistenza nel mercato letterario internazionale.

Tutto ciò ha portato alla nascita di quello che viene definito Vanity Press, il fenomeno dell’auto-pubblicazione di opere letterarie (in digitale soprattutto). Con “auto-pubblicazione” intendiamo una pubblicazione a spese dell’autore e non dell’editore. Il fatto che tale gesto comporti anche (in qualche modo) il “mettersi in mostra” da parte di chi lo compie, spiega il perché del termine coniato dagli anglosassoni.

Emblema di questa tendenza è certamente il libro pubblicato dall’autrice americana Amanda Hocking, Switched (anche la serie Cinquanta Sfumature si è diffusa inizialmente attraverso il web).
Il romanzo della giovane scrittrice 27-enne è passato sulle scrivanie di molte case editrici senza che nessuno scegliesse di pubblicarlo. Così Amanda, non perdendosi di coraggio, ha pubblicato da sola il romanzo in formato e-book mettendolo in vendita online. In due anni ha vendute 1 milione e mezzo di copie digitali. Indovinate cosa è successo ? Bravi, esatto: è stata contattata da un numero considerevole di editori che, improvvisamente, si sono accorti del suo talento.

In Italia sono circa 4 milioni gli autori che hanno deciso di pubblicare a proprie spese un libro. Le piattaforme nazionali che consentono il self-publishing sono principalmente due: IlMioLibro e Albatros.

Tra non molto anche Mondadori attiverà una piattaforma di questo tipo. Sarà la versione italiana di Writing Life, ovvero la piattaforma Kobo.

I dibattiti sull’editoria a proprie spese e sulla nascita di piattaforme di self-publishing sono numerosi. C’è chi le definisce strumenti per monetizzare i sogni di aspiranti scrittori, chi distributori per vendere illusioni di gloria, chi, peggio ancora, sostiene che servano a svendere marchi dotati di una loro autorevolezza.

Noi ci limitiamo a dirvi di cosa si tratta. A voi eventuali commenti.

 
 


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