Puntata 5 – anno 1, 24 marzo 2012
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Questa è una puntata del primo anno di Vanloon, la nostra rubrica su Radio Città Fujiko; vai alla pagina Radio per trovare le altre puntate.
Ciao da Debs e Franz!
Oggi facciamo un salto, un grande salto. Usciamo dall’Italia dall’Europa, almeno geograficamente, attraversiamo l’Oceano Atlantico e una trentina d’anni di storia. Arriviamo così in Argentina, l’Argentina degli anni Settanta, del mito del peronismo, dei colpi di stato, dei militari e dei desaperecidos. Oggi 24 marzo ricorre l’anniversario dell’inizio del regime argentino che portò alla scomparsa di oltre 30 mila persone.
Nella storia argentina dal 1930 in poi si susseguirono a fasi alterne colpi di stato militari e governi democratici. Sicuramente però il golpe del 1976 fu il più atroce a causa della macabra pianificazione repressiva che ebbe alle sue spalle. Gli anni Settanta furono in Argentina come d’altra parte in tutta l’America latina, anni di forte dinamismo politico. Il Sessantotto argentino era sfociato nei violenti scontri del Cordobazo contro la giunta militare dell’epoca, e varie erano le organizzazioni armate e rivoluzionarie attive nel paese. Tensioni e violenze politiche erano costanti anche all’interno dello stesso partito peronista, cresceva nel mentre la componente del peronismo sociale, erede dell’insegnamento di Evita e delle contaminazioni della nuova sinistra degli anni Settanta. La svolta a sinistra del paese faceva paura alle destre e turbava gli equilibri internazionali, basti ricordare la strage di Ezeiza ad opera della Tripla A, gruppo paramilitare anticomunista che aprì il fuoco sulla gioventù della sinistra peronista.
Militari per le strade nel 1976
È chiaro come il successivo golpe del 1976 vada inquadrato in un’ottica più ampia. Non è un caso che durante quegli anni non solo l’Argentina, ma anche Cile, Uruguay, Brasile e Paraguay, dovettero fare i conti con golpe militari che spazzarono via la forte ondata rivoluzionaria e socialista che andava emergendo in Sud America. Con la morte di Peron nel giugno del 1974, i precari equilibri economici e politici del paese andarono aggravandosi.
Il 24 marzo 1976, le forze armate interrompevano ancora una volta i processi democratici, con l’insediamento di una giunta militare formata dai comandanti delle tre armi: Videla per l’Esercito, Massera per la Marina e Agosti per l’Aeronautica. Alla base della politica della giunta vi era la dottrina della sicurezza nazionale, con il concetto di guerra permanente e nemico interno, mentre sul piano economico la giunta promosse una forte pianificazione volta alla distruzione dell’industria nazionale e fautrice di un neoliberismo sfrenato diretto a tutelare gli investimenti esteri; in accordo con la dottrina Mann che prevedeva l’estensione dell’influenza degli USA in America latina anche con l’appoggio di governi autoritari.
La peculiarità della dittatura del 1976 fu l’ossessiva pianificazione di sterminio; infatti mentre la brutalità del golpe cileno aveva creato imbarazzo anche nei paesi del blocco occidentale, alleati agli Stati Uniti promotori del golpe, i militari argentini idearono un progetto di sterminio molto più complesso in cui la desaparicion (scomparsa), diventava lo strumento con cui occultare la strage e salvaguardare così la credibilità internazionale. Si creò tra il 1976 e l’83 anno in cui la giunta militare cadde, un vero e proprio «Terrorismo di stato». La vittima diventava un fantasma che non poteva essere rintracciata, né da viva né da morta. L’omicidio di stato si trasformava in un meccanismo tragicamente perfetto: nessuna vittima, nessun colpevole. Le vittime del terrorismo di stato furono migliaia, solo i desaparecidos superano le 30.000 unità, senza contare i militanti di sinistra uccisi in esecuzioni sommarie (mascherate da conflitti a fuoco) e le migliaia di esuli che lasciarono l’Argentina per sfuggire al terrore dei militari. In questo drammatico quadro sono da includere i 340 campi di concentramento e stermino. Torture, elettroshock, violenze sessuali, ustioni, false fucilazioni. Seguiva l’appropriazione dei beni e in taluni casi dei figli delle vittime. L’immagine ormai tristemente famosa del dolore argentino è quella dei voli della morte in cui i desaparecidos sequestrati venivano gettati dagli aerei militari nell’oceano.
Manifestazione delle Madri di Plaza de Mayo, 1978
La giunta militare poté godere di una forte copertura internazionale, tra cui quella dello stato italiano e dalla P2 che non volevano compromettere le importanti relazioni economiche tra i due paesi e le possibilità che si aprivano ai capitali esteri. La stessa stampa italiana cercò più volte di occultare la scomparsa delle centinaia di desaparecidos italo-argentini. Ma bisognava fare i conti con la lotta dei familiari delle vittime, prime fra tutte le Madri di Plaza de Mayo, le madri degli scomparsi, che acquistarono visibilità internazionale soprattutto durante il mondiale di calcio del 1978. Si giunse così a un grave malcontento e a forti pressioni internazionali tali da far cadere la giunta nel 1983.
Ritorniamo in Italia: grazie all’incessante attività di alcuni avvocati e di alcuni giudici, si è arrivati a varie condanne ai danni di esecutori e mandanti di alcune desaparicion di italo-argentini; condanne che rivestono un’importanza politica fondamentale nell’evidenziare le responsabilità non solo dei singoli militari ma di tutta la giunta.
Il golpe del 24 marzo 1976, fu certamente frutto di politiche anti-socialiste, col contributo di gruppi d’interesse internazionali (Stati Uniti in primis), i quali ebbero un ruolo importante nell’appoggiare politicamente ed economicamente il regime. L’eredità delle politiche economiche della giunta porterà alle famose giornate del dicembre 2001, con la crisi economica più grave della storia argentina; tra le conseguenze più disastrose del golpe c’è sicuramente la violenza quotidiana e silenziosa, che ha fatto e continua a fare più morti di quelli direttamente collegabili al terrorismo di stato: quello che alcuni storici argentini hanno definito il Genocidio Sociale del neoliberismo.
Treinta mil desaparecidos presentes… ahora y siempre!
Con quest’ultima frase ormai impressa nella memoria argentina vi salutiamo e vi invitiamo a visitare il nostro sito www.casoesse.org.
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