Vanloon – Guns of Brixton, le rivolte del 1981

Creato il 17 dicembre 2013 da Ilcasos @ilcasos

Puntata 4 – anno 3, 14 dicembre 2013
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Ciao a tutte e tutti da Debs e Frey.

Se sei un giovane nero a Brixton a fine anni Settanta non te la passi molto bene. Se sei un nero accoltellato che vaga per le strade e chiede aiuto forse non finirai in ospedale subito. Puntuale arriva la polizia che in certi quartieri non si distingue per tolleranza, poi la gente ti si raduna attorno cercando di capire che succede.

Ci sono varie versioni di questo quasi insignificante episodio del 10 aprile 1981 così come tante erano le voci intorno alla sorte di quel ragazzo nero: chi diceva che era morto, chi che era stato arrestato… non si sa. Quel che invece sappiamo con certezza è quel che succede la sera dopo. Un’escalation di tensione cresce tra scontri, aumento della polizia e tentativi di mediazione di alcuni abitanti.

La polizia è disorganizzata. La rabbia, causata proprio dalle continue provocazioni e molestie dalle forze dell’ordine, porta a numerosi incendi, anche di edifici, e a circa duecento poliziotti feriti. Per varie ore un intero quartiere di Londra è completamente fuori controllo, capitolo più importante di una scia di rivolte urbane, tra cui Birmingham, Leeds, Liverpool, che hanno come causa scatenante motivi razziali.

Scontri a Brixton, 1981

Cosa aveva scatenato tutta quella rabbia? Una comunità numerosa e che a buon diritto si identificava nella Gran Bretagna, rivendicando un’autentica integrazione, subiva da ormai quasi un decennio sempre più forti pressioni razziste. Negli stessi anni il National Front, partito d’estrema destra xenofoba, aveva acquisito sempre maggiore visibilità, mentre alle ultime elezioni del 1979 era salita al potere la Thatcher.
Sempre in quel decennio si era intensificato – da parte della polizia – il ricorso a repressioni indiscriminate. Come con la cosiddetta «sus law», una legge che consentiva l’arresto preventivo di una persona, qualora questa fosse considerata dagli agenti in atteggiamenti sospetti, con tutti gli abusi che ci si può immaginare.

Ma facciamo un passo indietro. 1948 la nave Empire Windrush approda sulle coste inglesi: è uno dei momenti simbolo di quella diaspora che portò cittadini dell’Impero britannico dai Caraibi – e dalla Giamaica in particolare – ad emigrare nel centro dell’Impero, l’Inghilterra.
Appena arrivati si trovano di fronte alla sfida più difficile, l’integrazione: discriminati per la loro diversità, cercano di assimilare al meglio stili di vita e mode britanniche. La successiva crisi degli anni Settanta, la disoccupazione e una massiccia dose di razzismo fa sì che i figli di questi migranti si ritrovino destinati ai lavori più umili e soggetti ad aggressioni xenofobe: sono i «jungle bunnies».

Copertina del singolo “White Riot”, del gruppo The Clash

La coscienza di essere subalterni cresce, un senso di ribellione e di diversità si declina nella riscoperta delle proprie radici, vere o immaginate, e si incarna nel reggae più politico: i quartieri di Londra più popolati dai caraibici, tra tutti Brixton, sfornano pezzi reggae che descrivono la dura realtà di miseria, violenza e rabbia. La musica reggae, tra il serio e lo spensierato vira sempre più su tinte scure. La resistenza dei giovani giamaicani all’oppressiva metropoli londinese trova un naturale sbocco nell’armamentario ideal-culturale del rastafarianesimo: Londra incarna Babylon, ovvero la figura biblica di luogo simbolo di schiavitù lontano dalla terra promessa
I giovani caraibici si erano già fatti notare nel ‘76 al carnevale di Notting Hill dove scoppiano forti scontri con la polizia. L’episodio, breve e isolato, non manca di suscitare l’attenzione di alcuni ragazzi bianchi, che talora partecipano alle sassaiole, tra cui alcuni punk londinesi. I Clash ed i Sex Pistols individuano nei giovani giamaicani una cultura amica. Nasce così White Riot presente nel primo album dei Clash che incita i bianchi a prendere esempio dai fratelli neri.

È anche per la comune percezione di essere i ripudiati della società che il dialogo tra punk e reggae avrà molti sviluppi. La crisi economica e le file per il sussidio di disoccupazione spingono la società inglese ad estremizzarsi; se da una parte le politiche di austerità e le privatizzazioni si accompagnano con la repressione poliziesca e il razzismo, dall’altra generano in molti giovani un forte senso di rifiuto, che finisce per accomunare i punk ai ragazzi giamaicani.

Già prima dell’81 il clima era così teso che alcuni artisti quasi profetizzarono la rivolta; basti pensare al durissimo testo di Guns of Brixton dei Clash, o alla profetica poesia-dub di Linton Kwesi Johnson, All Wi Doin’ Is Defendin’, che chiama il quartiere alla grande rivolta. Ma la repressione della polizia, il clima ostile e la dura vita nel quartiere di Brixton si possono vedere chiaramente anche nel film “Babylon” del regista Franco Rosso, film precedente gli scontri ma che nel finale non può che richiamare ciò che sarebbe realmente avvenuto pochi mesi dopo.

Gli scontri di Brixton scoppiarono come reazione ad una polizia troppo opprimente e ad una società che criminalizzava e relegava ai margini i black british. La situazione quella notte finì per degenerare per la caparbia decisione delle forze dell’ordine di aumentare gli agenti schierati, rifiutando i tentativi di mediazione della popolazione.

Agosto 2011: Brixton è di nuovo in fiamme. Anche altri sobborghi di Londra si accendono. La polizia spesso è più causa che soluzione degli scontri. Emarginazione e disoccupazione spesso danno delle risposte: la rivolta cieca.

E con queste riflessioni vi salutiamo e vi invitiamo a visitare il nostro sito www.casoesse.org… eh alla prossima puntata!

Per approfondire
  • Dick Hebdige, Sottocultura. Il fascino di uno stile innaturale, Milano: costa & nolan, 2008 (1979)
  • Babylon, di Franco Rosso, UK, 1980 (ed. italiana: RaroVideo, 2007), 91 minuti
  • Dread Beat an’ Blood, documentario di Franco Rosso, UK, 1979, 45 minuti
  • Sono disponibili vari documentari su Youtube, ne riportiamo uno: Battle for Brixton, parte 1, 2, 3, 4, 5, 6;
Soundtrack
  • The Clash, Guns of Brixton, dall’album London Calling, CBS, 1979
  • Aswad, Warrior Charge, dalla colonna sonora di Babylon, di Franco Rosso, 1980
  • The Clash, White Riot, singolo, CBS, marzo 1977
  • Linton Kwesi Johnson, All Wi Doin’ Is Defendin’, dall’album Dread Beat an’ Blood, Frontline, 1978

Junior Murvin, autore tra le altre di Police and Thieves, ci ha lasciati il 2 dicembre scorso; lo ricordiamo così:

#ilcasos

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