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Vanna Cercenà, Non piangere, non ridere, non giocare, Lapis

Creato il 16 aprile 2014 da Atlantidelibri

 Pochi decenni fa poteva capitare anche questo, che nella vicina Svizzera un ragazzino fosse costretto a nascondersi perché clandestino, per aver seguito la mamma italiana lavoratrice in quel Paese. Non si poteva fare rumore, giocare in cortile, avere una infanzia come quella degli altri bambini. Vanna Cercenà, con grande sensibilità, ricorda l’inizio degli anni Settanta ne:

Svizzera

Svizzera (Photo credit: Wikipedia)

Vanna Cercenà, Non piangere, non ridere, non giocare, Lapis

Illustrazioni di

Francesca D’Ottavi

In Svizzera, nella metà degli anni ’70, trentamila bambini italiani figli dei nostri emigrati vivevano in clandestinità, “sepolti vivi” nelle case per evitare di essere denunciati ed espulsi. Questa storia è un omaggio a loro e a tutti i bambini invisibili del nostro oggi.

Svizzera, 1970.

Teresa si nasconde in una soffitta piccola e vuota: non dovrebbe essere lì, sua mamma – lavoratrice stagionale e straniera – non potrebbe portarsela dietro. Ma stare lontane è difficile e Teresa la segue, pronta a passare tantissimo tempo chiusa fra quattro mura. Quello che ancora non sa è che sta per affrontare una grande avventura, insieme ad un gatto rosso e a un nuovo amico…

Un romanzo scritto per «tramandare la memoria del nostro passato di migranti» perché «ci aiuti a capire i problemi di chi lascia per necessità il proprio paese e cerca da noi una vita migliore».

«Non piangere non ridere non giocare rientra nel filone delle storie che riannodano i fili della memoria dispersa, con un tratto di evidente originalità, scegliendo di affrontare un tema, quello dell’emigrazione italiana, ampiamente rimosso».

Eleonora Rizzoni – Letturacandita

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