Vasco Rossi dichiara di essere vivo solo grazie alla chimica farmaceutica.
Chi ha letto già un po’ di articoli di questo blog sa bene che l’idea che mi sono fatto del business musicale è veramente pessima, e che gli artisti vengono sfruttati, spremuti, ridotti ad oggetti, a volte realmente pervertiti e costretti a veicolare messaggi subliminali e non per diseducare il popolo dei loro fan. Se necessario lo star system dopo un poco ti spinge al suicidio o direttamente o indirettamente (rendersi conto di come si viene trattati dal sistema può fare sprofondare nella depressione).
E precisa che si tratta di psicofarmaci
Se una volta Vasco Rossi cantava del whiskey da pendere al Roxy bar e del fegato spappolato che viene a forza di mandar giù alcool (e magari qualcos’altro) adesso confessa di essere passato ad un’altro tipo di neurotossina, ovvero gli psicofarmaci, dai pericolosissimi effetti collaterali.
C’è da chiedersi quale sia la differenza sostanziale. Questo cantante era un cattivo esempio prima e lo è ancora adesso che parla positivamente di sostanze che creano dipendenza ed alterano la psiche di chi li assume (tali sono per l’appunto gli psicofarmaci).
Per chi non sapesse o non ricordasse le parole cantate da Vasco nella canzone “fegato Spappolato” ecco qua alcuni estratti significativi
(…)con in bocca un gusto amaro che fa
schifo chissà cosa è stato, quello che ho bevuto,
m’alzo dal letto e penso al mio povero,
fegato, fegato spappolato,
fegato, fegato, spappolatoDice mia madre devi andare dal dottore
a farti guardare, a farti visitare,
hai una faccia che fa schifo
guarda come sei ridotto,
mi sa tanto che finisci male.La guardo negli occhi, con un sorriso strano,
eppure la vedo, forse ha ragione davvero(…)
La sera che arriva
non è mai diversa dalla sera prima
la gente che affoga nell’unica sala LA DISCOTECA
ci vuol qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda
sopra questa merda
e non m’importa se domani
mi dovrò svegliare con quel gusto in bocca, gusto in bocca
Le parole in grassetto sono particolarmente significative, ci vuole qualcosa per tenersi a galla sopra questa merda, motivazioni non molto differenti da quelle che vengono addotte adesso per giustificare la sua assunzione di psicofarmaci per tenersi a galla e non sprofondare nella depressione.
Insomma il messaggio che passa, ora come allora, è che non si devono affrontare i propri problemi, che non si deve guardare dritto negli occhi se stessi per capire cosa c’è che non va, che non bisogna comprendere il significato della sofferenza che si prova, che non occorre sforzarsi di trovare una strada per restare a galla senza prendere né alcool né altre droghe. La soluzione è la chimica: alcool prima, psicofarmaci adesso.
A me sembra che l’effetto di queste “cure” non sia assolutamente positivo, vedi questo recente video di Vasco (manifesto futurista della nuova umanità), canzone dal testo sfacciatamente nichilista, assolutamente negativo, un “ottimo esempio” per la legione dei suoi fans che viene spinta a considerare la vita quasi un disvalore. Del resto la costruzione del fenomeno “dark” da parte dello star system puntava nella stessa direzione (sto parlando di band come Cure, Joy division e simili, gruppi per altro che ho molto amato).
E così si da una mano alla psichiatria stessa (quella “scienza” che ha prodotto lobotomia elettroshock, contenzione forzata e manicomi), legittimandola.
Concordo quindi con quanto ha osservato un utente sul forum di Mario Luzzatto Fegiz (ospitato dal sito del corriere.it):
Vasco Rossi: un brutto messaggio!Capisco il travaglio degli artisti di cui ci parla un lettore del forum, capisco l’ipersensibilità di certi talenti che invece di vivere la realtà la pensano e rimurginano dentro di loro, capisco lo sballottamento di alcune rockstar che passano da una città all’altra spesso da un fusorario all’altro, capisco tutto…ma di fronte a un tema così attuale e scottante come la depressione, mi piacerebbe che si smettesse con certi stereotipi del tipo è una malattia che si cura solo con gli psicofarmaci … nulla di più sbagliato!
Gli psicofarmaci allentano il dolore ma il problema sussiste sempre, quindi al primo crollo ci si ricade. O si impara quanto prima a convivere con le frustrazioni, il dolore e la sofferenza cercando di combatterli con le proprie forze, cercando di cambiare atteggiamento mentale e di comportamento, dottori in questo senso ce ne sono, o altrimenti la prospettiva è quella di passare la vita sedati!
E Piuttosto che diventare un automa preferisco sentire ogni mia debolezza, ogni mio crollo, ogni mia ansia, comprendendo tutte le mie parti malate, fragili, bisognose e attivarmi in tal senso. E poi ci sono depressioni e depressioni… quelle che non ti fanno muovere dal letto, che ti neutralizzano, ma lì sta a te pensare se conviene annullarsi o tirarsi su da quel letto, la depressione usata come giustificazione, scusante alla propria mancanza di coraggio, quelle scaturite dall’ansia, altre reattive a certi dolori contingenti del momento come la perdita di una persona cara, o la perdita di un lavoro o debiti che non si riescono a pagare.
Equiparare la depressione sempre a una malattia che si cura solo con i farmaci è sbagliatissimo! Non si sta parlando di mal di schiena o mal di stomaco, ma di anima e di psiche. Il nostro organismo cambia milioni di cellule al giorno, perché anche la nostra mente non potrebbe cambiare con la stessa rapidità? Non siamo mai quelli del giorno prima e non siamo mai neanche uguali a quelli del giorno dopo, le nostre risorse sono infinite!
Io ho combattuto la depressione per 7 anni, e vi assicuro che non sono stati i farmaci a salvarmi quanto cambiare la prospettiva: da me agli altri, il segreto è staccarsi dal proprio egocentrismo, e poi fare fare e fare … il pensiero deve liberarsi dal corpo, siamo fatti principalmente per agire e riflettere sulle nostre azioni, non siamo fatti per rimurginare … certi pensieri sono come pietre che ostacolano il nostro flusso vitale.
Ma noi preferiamo ricordarlo com’era quando cantava canzoni più simpatiche e meno nehative come Albachiara: