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Vecchi vizi e desuete virtù. Tra scandali, insulti e censure la grama vita degli italioti post-Berlusconi

Creato il 22 novembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Vecchi vizi e desuete virtù. Tra scandali, insulti e censure la grama vita degli italioti post-Berlusconi La notizia del giorno è che anche l’Udc attingeva a piene mani a denari diversi da quelli dei rimborsi delle spese elettorali. La politica costa carissimo, le strutture di partito sono fra gli apparati organizzativi più difficili da tenere in piedi: sedi, funzionari, computer, cellulari, viaggi, stampanti, caffelatte la mattina, briochina alle undici, brunch alle 13 e 30, digestivo alle 14.00, agit prop, qualche politico in vendita, carta igienica e amuchina per il dopo-mazzetta hanno costi esorbitanti che le sole tessere non riescono a coprire. Così ci si rivolge al mercato. Un favore a te qualche decina di migliaia di euro a me, una raccomandazione a Tizio e Sempronio paga. Enav-Finmeccanica, ovviamente. La corruzione era insita nei luoghi più inaccessibili degli apparati parastatali, ogni atto, decisione, appalto era strettamente vincolato al “quanto” per il partito e alla percentuale trattenuta pro domo propria. Dai verbali emergono fior di nomi e i dirigenti dell’Udc spiccano per la loro capillare voracità. Ci sono tutti, anche perché non ce ne sono molti, altrimenti... Pierfy Casini, Lorenzo Cesa, Giuseppe Naro e perfino Marco Follini fino a quando è romasto nel partito prima di approdare nel Pd. A Finmeccanica e alla Selex sapevano tutto e, pur di restare seduti ai loro posti, Pierfrancesco Guarguaglini e la di lui consorte Marina Grossi raccomandavano gli incaricati alla distribuzione delle prebende di “fare bene i compiti”. E soprattutto lo raccomandavano a Lorenzo Borgognoni, dimissionario responsabile delle relazioni esterne, che era l’incaricato alla elargizione del contante il quale, siccome non era un fesso, tratteneva per sé piccole percentuali per tacitare la sua coscienza. Euro dopo euro, Borgognoni ne aveva messi insieme per 7 milioni distribuiti in conti correnti svizzeri e inglesi. Per accumulare soldi per i fondi neri da destinare agli amici politici, i vertici di Finmeccanica, Enav e Selex arrivavano a sovrafatturare le commesse fino al 60 per cento in più del loro valore e a pagare era lo Stato, cioè i cittadini contribuenti, cioè noi. E la torta era diventata talmente appetibile che anche altri protagonisti attivi del berlusconismo ambivano a metterci le mani e assaggiarne una fetta. Spuntano i nomi di Altero Matteoli, della “corrente” del sindaco Gianni Alemanno e del duo “gratta e vinci una vacanza a Sing SingGasparri-La Russa, per non parlare dei timidi tentativi di auto approvvigionamento di Marco Milanese (quello degli affitti in nero a Tremonti), di Aldo Brancher (ministro per un giorno) e di un certo ex onorevole di Forza Italia, Ilario Floresta nel cda dell’Enav. Dall’indagine emerge che anche la Lega, accortasi dell’affare, stava tentando di carpire l’obolo, ma non è dato di sapere se ci sia riuscita oppure no. Insomma, l’affaire Finmeccanica-Enav sta correndo seriamente il rischio di essere ricordato come la “madre di tutte le tangenti”, titolo che spettava di diritto alla vecchia Enimont di “Mani pulite”. Insensibili e inamovibili rispetto al presunto vento vecchio-nuovo che tira, ora i deputati del Pdl e della Lega hanno deciso che occorre mettere un freno agli zoom e ai teleobiettivi in azione alla Camera e al Senato. Dopo aver fatto conoscere al mondo intero il pensiero di Silvio sui “traditori” del suo impero e il pizzino di Enrico Letta al presidente del consiglio Mario Monti, i fotografi che si azzarderanno a fotografare i sacri appunti dei ministri, o gli onorevoli che giocano ai videogames e visitano siti porno, saranno condannati alla gogna allestita davanti ai palazzi del potere. A pagare le conseguenze di questa nuova stretta alla libera comunicazione sarà il primo reporter colto con lo scatto nel sacco: punirne uno per educarne cento. E continua, non si sa per quale cazzo di plausibile motivo, il corteo degli ex ministri in tv. Abbiamo sperato che il governo Monti si portasse appresso anche la scomparsa di alcune facce da incubo che hanno infestato, via video, i nostri sonni per più di venti anni, ma è stata una pia speranza. Più agguerriti che mai continuano imperterriti a frequentare Ballarò, Porta a Porta, la Piazza Pulita È Mia di Corrado Formigli e In Onda del duo “patacca” Telese-Porro quelli della serie “dio li fa e la madonna li accoppa”. L’ultima performance di un politico, ex ministro, in tivvù è avvenuta proprio nella big-trasmissione di Porro e Telese, protagonista Gnazio La Russa in perfetta forma berlusconiana. In scena Ascanio Celestini che ripropone l’ormai mitica figura di Tony Mafioso. In collegamento esterno l’ex ministro della difesa che, terminata la performance di Celestini lo apostrofa con un “e lui chi è, Tony Coglione?” degno di un ignorantone di tal razza e specie. Ha voglia Fiorello a dire che i nuovi ministri quando sbadigliano mettono la mano davanti alla bocca e non dicono una parolaccia neppure se Brunetta li chiama “golpisti”, basta l’apparizione di uno qualsiasi degli ex per mandare a puttane l’aria di normalità che milioni di italiani vorrebbero iniziare a respirare. Il giorno in cui Mario Monti dovesse raccontare una barzelletta sconcia o bestemmiare in mondovisione sarà un bruttissimo giorno. Ma forse non accadrà.

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