Creato da: David Benioff, D.B. Weiss
Network: HBO
Ci sarebbe una lista lunga così di elementi che non funzionano o, meglio, che non è possibile ricreare in una serializzazione televisiva - onestamente e oggettivamente sarebbe però crudele intestarsi e insistere nel voler per forza trovarli, e io davvero, davvero non riuscirei mai ad alzare anche solo mezzo dito per recriminare qualcosa al mastodontico, impressionante lavoro di Benioff e Weiss. Un'opera di scrittura, la loro, che raramente si è vista (e poco importa il voler differenziare la narrazione cinematografica da quella televisiva), e per quanto possano essere sicuri e comodi con una simile base di partenza narrativa credo che Game of Thrones, con questa terza stagione, una season sicuramente discontinua nel su essere zeppa, zeppa all'inverosimile di personaggi, eventi e situazioni che conducono a punti di domanda sempre più grandi, confermi ancora una volta una qualità sopraffina e a tratti inarrivabile sul piano squisitamente dialogico, perché, certo, abbiamo personaggi stratosferici già delineati in tutti questi anni da Martin, ma vederli parlare con una tale ricchezza, con una simile profondità, varietà e vastità era cosa già sulla carta estremamente ardua, e invece sono proprio le parole a portare avanti quella che, in un modo o nell'altro, è la serie tv del momento, questi dialoghi d'acciaio, solidissimi, sia che raccontino di dilemmi interiori che diventano pilastri psicologici dei protagonisti (i bellissimi, bellissimi momenti tra Jamie e Brienne, il carattere di Daenaerys che finalmente esce in tutto il suo femmineo splendore, l'odio silenzioso e a stento trattenuto tra Tyrion, Cersei e Tywin) sia di avventure scollacciate e di secondario interesse (l'enorme virilità di Podrick, per fare un esempio), appaiono in ogni sequenza straordinari, per certi versi incredibili, sono dialoghi che da soli tengono insieme decine di personaggi e interazioni, l'unico ma colossale appiglio a quella sorta di linearità e comprensibilità necessaria a un disegno complessivo così complesso, sconfinato e lentissimo, che nella sua trasposizione televisiva perde inevitabilmente le concessioni temporali e di lunghezza che sulla carte Martin si può invece prendere.
E in fondo non serve aggiungere nulla a quanto scrivevo in passato sulla prima e sulla seconda stagione, pur con le sue dispersioni, pur con i tanti, troppi nomi che spuntano e che non sempre hanno lo spazio di cui necessitano, pur con le sue mille strategie di guerra e nessuna battaglia che effettivamente si vede, pur con le sue anche irritanti gratuità erotiche, pur con la sua narrazione frammentaria e per certi versi incostante che sembra soltanto aggiungere carne al fuoco e non portare mai a nulla (ma i fili iniziano a essere tirati e bisogna portare pazienza, nei libri gli sviluppi sono ancora più fumosi e pachidermici), ci sarà sempre poi un episodio come The Rains of Castamere che sbriciola e frantuma ogni cosa, rendendo Game of Thrones semplicemente superiore.