25 luglio 2013 di Redazione
di Paolo Marzano
Place Publique de la Ville de Nardò (Neretum), Abraham Louis Ducros, acquerello, 1778
“Place publique de la ville de Nardò (Neretum)”. E’ titolato così l’acquerello di Abraham Louis Ducros del 1778. La scoperta di nuove tracce che testimoniano il passato di una città, affascinano e incuriosiscono, specialmente, gli appassionati di queste tematiche. D’altronde, rappresentano visioni, ma anche prove di una storia che con il tempo, stratifica modi di vivere, emozioni, usi, costumi e sensazioni che la città regala.
Si tratta di un disegno importante e carico di informazioni che coincidono, in parte, con la realtà odierna, e che, se analizzato a fondo, evidenzia particolari molto interessanti.
Si tratta, più precisamente, della vista, in direzione delle arcate, dall’edificio del Palazzo di Città (oggi ex Pretura) fra il colonnato (con ben 8 colonne libere, ora, 6 e due murate ai lati, tipo paraste), verso la guglia dell’Immacolata splendente e dorata, praticamente nuova, eretta, infatti, da appena 9 anni. E’ il disegno della neretina piazza Salandra che l’artista chiama, al tempo, “Piazza pubblica di Nardò”.
La larghezza dell’acquerello comprende anche il Sedile che ha più l’aspetto di una grande loggia aperta (più piccola, ma simile a quella dei Lanzi a Firenze o della Loggia a Brescia). Oggi la cancellata di chiusura degli archi, infatti, con le sue alte arcate, un tempo, si lasciava compenetrare dallo spazio della piazza, di cui formava, una naturale continuazione. E’ da notare anche la continuazione della prospettiva, proprio sotto il colonnato dell’ex Pretura, con un leggero segno che lascia intravedere lo sviluppo di una scala circolare per salire al piano superiore.
Ma è la piazza che ci interessa. Guardiamo per un istante e con attenzione le immagini riprodotte. Piazza Salandra, proporzionalmente è molto più piccola rispetto alle arcate del Sedile disegnate dal Ducros, si nota dall’altezza delle persone che vi circolano all’interno. D’altronde come piazza S. Pietro di Piranesi, a Roma (di cui riporto una foto assonante alla piazza neritina) che nel disegno settecentesco del Piranesi diventa quasi infinita, realmente è molto più limitata.
Due piazze quindi con degli equivoci dimensionali? Si tratta, forse, di errori grossolani? Di sviste? No, si tratta di ‘vedute’, ottime eleganti e coerenti con lo stile dell’epoca. Questo fenomeno visivo rientra in quell’atteggiamento ‘positivista’ dei pittori del XVIII secolo, specialmente inglesi e francesi, di distorcere la prospettiva per aumentare l’importanza e la magnificenza dei paesaggi. Vedute di paesaggi, quindi, e vedutista, diventa l’artista viaggiatore, nel periodo in cui, l’Europa intellettuale scopre l’Italia, obiettivo del Grand voyage. Una moda imperativa obbligava colui che non era stato mai in Italia, a provare un senso d’ inferiorità.
Piazza S. Pietro in Roma
I ricchi inglesi, allora, dovevano possedere un paesaggio tanto che il Canaletto decise di trasferirsi in Inghilterra. Diversi artisti del nord Europa, si mossero per esplorare, vedere, riprodurre sui loro fogli di viaggio gli splendidi paesaggi italiani.
A noi, rimangono splendide riproduzioni delle nostre città, che ne confermano l’immutata e antica bellezza.
Nota e link di approfondimento:
Di Abraham Louis Ducros è l’acquerello del 1778 dal titolo “Plàce Publique de la Ville de Nardò (Neretum)”.
Il disegno acquerellato è tratto da: Voyage en Italie. Il sito comprende anche immagini di: Brindisi, Barletta, Manduria, Polignano, Cerignola, Trani, Bari, Canosa, Lecce, Giovinazzo.
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