Non è che uno certe date se le segni. Anche perché a volte le cose non succedono così da un giorno all'altro. Semplicemente, gradualmente, accadono. Così oggi non sappiamo dire con precisione quando è entrato nelle nostre vite. All'epoca, stavamo faticosamente e per la prima volta facendo i conti con un micino randagio rifugiatosi nel nostro giardino. E lui fece la sua comparsa. A dire il vero lo conoscevamo già, ne sapevamo il nome, il giardino di "appartenenza", ne intuivamo il buon carattere, ma nulla di più.
Lui, che di anni ne aveva già una decina, si prendeva cura di quel micino, così come fece con altri randagini che capitavano da queste parti: lo veniva a prendere al mattino, lo portava in giro, gli insegnava a cacciare, procurandogli insetti e uccellini, lo faceva giocare. E quando Simba entrò definitivamente in casa, lui lo seguì.
"I gatti scelgono" ci dissero i suoi padroni quando andammo a riferire loro che Velasquez si era insediato in pianta stabile da noi. E lui ci aveva scelto, evidentemente. In questi anni è stato il mio colbacco notturno d'inverno, piazzato sul mio collo durante i mesi più freddi, la mia sveglia, cinque minuti prima del suono di quella vera, il consolatore dei pianti delle ragazze, l'aiutante fedele al momento di stendere il bucato, il compagno di lunghi pomeriggi di studio e lavoro. Adorava il pollo, la crema di mascarpone, la pasta con il pesto e il ragù.
Oggi lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo sonno. Ed è vero che la vita è così, ma ci manca di già.