Veleno d’inchiostro–Cornelia Funke

Creato il 05 gennaio 2015 da Camilla P @CaPs_Mind

Titolo:Veleno d’inchiostro (originale:Tintenblut)
Autore:Cornelia Funke

Anno:2005

Editore:Arnoldo Mondadori Editore
Traduzione:Roberta Magnaghi
ISBN:978-88-04-57934-2

Pagine:591

Trama:La famiglia di Meggie sembra finalmente godersi la pace; ma Dita di Polvere non può più rimanere in un mondo che non sente suo. Nel tentativo di ritrovarlo, Farid convince Meggie a viaggiare con lui ed entrare nel Mondo d’Inchiostro; ma i pericoli sono tanti, molti più di quanti potessero immaginare…

Ultimamente ho visto che molti lettori sembrano convinti della validità di un enunciato che dice, in sintesi, che il secondo libro di una serie non può che essere inferiore rispetto al primo volume. È probabile che questo sia causato dalla recente mania di produrre solo storie in pacchetti da tre, per così dire, allungando spunti ottimi per uno o due libri per sfruttare al massimo questa passione per le triplette. Tuttavia, credo sia bene ricordare che non tutte le storie nascono in questo modo e che certi autori sanno gestire al meglio questo formato editoriale: è il caso della serie del Mondo d’Inchiostro e di questo Veleno d’inchiostro, secondo libro che secondo me sfata la maledizione del seguito insoddisfacente e si eleva, anzi, fino a superare il suo predecessore.

A dare quel quid in più a tutta la storia è senz’altro il cambio di ambientazione: dalla nostra realtà di passa a quella del Mondo d’Inchiostro, una terra magica, bellissima e pericolosa. Pur solleticando tutti i sensi degli amanti del fantastico più classico (si tratta pur sempre di un ambiente d’ispirazione tardo medievale) mantiene un che di realistico, soprattutto nella coerenza delle sue regole e della mentalità dei suoi abitanti, che la rende particolarmente vera e viva. Meggie e Mo si troveranno a dover comprendere le leggi che la regolano molto in fretta per riuscire a sopravvivere; e anche chi già le conosce, come Dita di Polvere, avrà di che preoccuparsi.

Ed è lui ovviamente, l’amico del fuoco, a fare la parte del leone in questo romanzo. Già parlandone nel primo libro l’avevo definito intrigante; e in questo secondo capitolo diventa se possibile ancora più interessante, sfruttando fino in fondo il suo potenziale di personaggio “grigio”, né buono né malvagio. Il suo ruolo si fa essenziale per lo svolgimento della trama e finalmente riusciamo a vedere il suo legame con le fiamme nella sua completezza, sostenuto com’è dalla natura magica della sua terra natia.
Molti colpi di scena prenderanno avvio dalle sue azioni, e sul finire del libro non si può che rimanere stupiti dalle pieghe prese dalla trama, e timorosi per il destino riservato a lui e agli altri personaggi.
Presa dal mio entusiasmo per Dita di Polvere, tuttavia, non vorrei farvi credere che sia soltanto lui a mostrare un qualche tipo di crescita; parte del mio apprezzamento per questo libro, infatti, è dovuto al fatto che anche tutti gli altri crescono e cambiano a seconda delle esperienza subite, come dovrebbe accadere in ogni buon libro.
Meggie e Farid, i più piccoli, cominciano ad affacciarsi sull’adolescenza o, per meglio dire, direttamente sull’età adulta; Mo si ritroverà, suo malgrado, a vivere una parte che diventerà sempre più vera, e ad assaggiare sulla propria pelle la forza della parola scritta; Resa ha finalmente la possibilità di mostrarsi ai lettori, farsi conoscere, e rendere visibile anche a noi il suo coraggio.
Inoltre, conosciamo anche moltissimo nuovi personaggi, appartenenti al Mondo d’Inchiostro: in particolare, ho apprezzato Cosimo, Violante (e che nomi meravigliosamente calviniani…), Roxanne e anche Orfeo. Ma rivelarvi qualcosa di loro vi priverebbe del piacere della scoperta durante la vostra lettura, quindi qui mi limiterò ad esprimere il mio gradimento.

Lo stesso dovrò fare per gli avvenimenti che si susseguono nel corso del libro; non vorrei mai svelarvi i colpi di scena, o impedirvi di gustare il crescendo di pericoli e avventure che i nostri affronteranno. Mi limito a dire che, per me, non c’è un solo avvenimento che non risulti, alla fine, necessario alla storia; e nonostante gli accadimenti siano molti, nessuno risulta di troppo, tanto che all’ultima frase del libro si arriva con un miscuglio di soddisfazione e consapevolezza che si tratta, in fondo, di una climax che dà avvio alla terza ed ultima avventura dei nostri beniamini.
Ovviamente la magia della Lettura e della Scrittura avranno ancora una parte molto importante negli sviluppi della trama e personalmente li ho trovati perfettamente inseriti nello svolgimento, meglio ancora che nel primo libro; forse perché, in un mondo in cui la magia è naturale, risultano dotati di forza ancora maggiore.

È vero, si tratta di un libro indirizzato a bambini e ragazzi e le illustrazioni fiabesche a inizio capitolo sono sempre lì a confermarlo; ma io concordo con C. S. Lewis quando dice che un libro per bambini che può essere apprezzato soltanto dai più piccoli non è affatto, alla fine dei conti, un buon libro per bambini. Secondo me anche Cornelia Funke è d’accordo con noi. Non vedo l’ora di scoprire cosa ci ha riservato per il terzo e ultimo capitolo!


Voto:

   9

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • «Le storie non finiscono mai, Meggie» le aveva confidato una volta. «Anche se i libri ce lo fanno volentieri credere. Le storie vanno sempre avanti e non finiscono con l’ultima pagina, così come non iniziano con la prima.»
  • Le parole sbagliate. Anche se era la pura verità, suonava come una bugia. Non lo aveva sempre saputo? Le parole non servivano a niente. Sì, a volte erano come una dolce melodia, ma quando ne avevi veramente bisogno di piantavano in asso. Non si trovavano mai quelle giuste, mai. Del resto dove si dovevano cercare? Il cuore è muto come un pesce, nonostante la lingua si dia un gran daffare per dargli una voce.
  • Aveva paura per Meggie, una paura terribile. Il fatto di essere invisibile non faceva che peggiorare le cose. Gli sembrava che di se stesso non restasse altro che il dolore nel cuore.
  • Spesso trasaliva mentre dormiva, ma non per le voci alte. Erano le visioni a svegliarlo, visioni terribili che gli rubavano da giorni il sonno. […]
    «Sono i morti. Sono loro a portarli» soleva ripetere Farid. «Ti sussurrano cose spaventose e poi ti si coricano sul petto per sentire il tuo cuore battere all’impazzata. Dà loro la sensazione di essere ancora vivi.»

Al prossimo libro!


Cami


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