Veltroni-Pisanu, questo di tanta speme oggi ci resta

Creato il 17 aprile 2011 da Albertocapece

Le montagne russe si sa ti fanno venire il cuore in gola, si arranca e si precipita. Così è anche la politica. E non mi riferisco al vecchio in crisi senile che delira e a cui dei badanti mentecatti dicono sempre di sì per non perdere la mancia della vergogna.

Dico anche dall’altra parte dove ancora si dovrebbe sperare che la parola politica abbia ancora un senso. Un giorno ci viene proposto un golpe dei carabinieri e si chiedono le dimissioni in massa dei parlamentari di opposizione che è come sperare che si apra il Mar Rosso, per giunta senza Mosè.

Ma il giorno dopo cosa ci si trova fra le mani? Il colloquio tra Veltroni e Pisanu, nemmeno la montagna che partorisce il topolino, ma la montagna che partorisce l’albo di topolino. Altro che golpe morale come lo chiama Scalfari, è piuttosto un’idea di demì-crazia cristiana. Perché nessuno mi toglie dalla testa che l’incontro sia nato con qualche augusta benedizione cardinalizia.

Nel frattempo, sulle montagne russe, l’unico vero obiettivo possibile, concreto, capace di scompaginare la schiera dei servi, passa in secondo piano. Ed è la vittoria ai referendum sull’acqua pubblica e sul nucleare. Sarebbe una sconfitta politica, ma anche il segnale di tutti a casa: se l’uomo non è più in grado di garantire gli affari e di controllare l’opinione pubblica significa che è venuto il momento di disfarsene.

E quindi la pressione sui partiti di opposizione, il mail bombing, dovrebbe essere diretto verso quei partiti che non si impegnano con estrema chiarezza nel referendum. Purtroppo è invece proprio questo l’Aventino che hanno scelto, il traccheggiamento tra il no al nucleare, ma il si all’acqua privata, che poi sotto sotto si traduce nella tentazione di andare sotto quorum.

E’ questo che dovremmo dire, gridare, imporre. Perché non si esce da Berlusconi, se non si esce dal berlusconismo e dalla mentalità che lo ha permesso e trasformato in un cancro per il Paese.