È possibile vendere ebook su Amazon U.S.A.? Certo, basta osservare l’immagine qui sotto (un clic per ingrandirla).
Sono le vendite del mese di luglio. Il libro è in vendita su Amazon U.S.A. dal mese di giugno del 2010. Dallo scorso mese di novembre ha iniziato a vendersi con questo ritmo: 1 copia al giorno. Anche a luglio come si vede ha venduto.
Tutto questo senza che io abbia mai mosso un dito. Di certo è il prezzo (0,99 centesimi di Dollaro) a sedurre, che lievita però a 3.44 dollari se l’acquirente risiede al di fuori degli Stati Uniti.
Lo stesso libro elettronico (a cui però ho dato un titolo differente: “Tutto scorre verso un fine ignoto”), si può scaricare gratis da questo blog.
Quando si raggiunge la soglia dei 100 Dollari Amazon paga: decurta una percentuale che va al fisco statunitense, e poi… ti spedisce un assegno. Incredibile vero? Niente PayPal, niente denaro elettronico.
Entro l’anno probabilmente mi arriverà una busta, e dovrò recarmi in banca per vedere quei pochi Dollari ancora decurtati dalle spese.
Chissà come reagirà il mio commercialista quando gliene parlerò…
L’ebook è anche sul sito inglese e tedesco di Amazon, ma a quanto pare lì non c’è nessuno che apprezzi la mia opera. Non ne ho venduto nemmeno uno.
Questa esperienza cosa insegna? Vediamo:
- Puoi pubblicare un libro elettronico senza spendere un solo Euro;
- Puoi vendere (quasi) qualunque cosa se applichi un prezzo basso;
- Puoi vendere persino senza farti pubblicità (è esattamente quello che ho fatto);
- Con pochi clic arrivi a vendere un’opera in un modo che dieci anni fa sarebbe stato un sogno;
- Non diventi ricco.
I difetti? Molti.
Tanto per cominciare, zero riscontri o critiche. Anche se: Amazon permette il rimborso della spesa entro trenta giorni dall’acquisto (se non ricordo male). Coloro che si sono avvalsi di questa opportunità sono stati una manciata. Forse posso concludere che non sono stati disgustati dai miei 3 racconti?
Ah no, mi ha scritto una ragazza per complimentarsi. E basta. Il silenzio è senza dubbio una brutta bestia per chi scrive, e così tanto silenzio è pure peggio.
L’immaturità dell’opera. Quando ho scritto quei racconti non avevo le idee troppo chiare, o meglio: mi ero dimenticato di quanto impegno pretenda la parola. Se dovessi riprenderli in mano (non lo farò), sarei costretto a stravolgerli completamente. Troppi aggettivi, troppi avverbi, troppa roba che non ci deve essere. E non credo che un editor mi sarebbe d’aiuto.
Il suo ruolo è importante, non sono così sciocco da credere di non aver bisogno di un occhio esterno. Ma nel caso di quei racconti dovrei rivoltarli come calzini. E poi allora un editor potrebbe metterci le mani.
Pubblicherò ancora su Amazon? Non lo so. Per adesso lavoro ad alcuni racconti nuovi di zecca, e qualcuno mi regala il suo tempo per leggerli e dirmi cosa ne pensa. Forse svelerò la sua identità, ma prima devo ottenere il suo permesso. Per questo motivo affermo che è più prezioso avere l’amicizia e la fiducia di una persona in grado di consigliare e criticare, che vendere su Amazon.
Con un’adeguata campagna di marketing ne avrei venduti di più? È senz’altro vero. Però dopo aver scritto quei racconti ho iniziato un percorso differente.
Ho scoperto Raymond Carver, riscoperto Flannery O’Connor, ho ritrovato riflessioni e idee sulla parola che avevo messo via, dopo la decisione di non avere più nulla da spartire con la scrittura. Ho la presunzione di aver cambiato il mio modo di scrivere. Perciò quei racconti restano lì, perché sono comunque parte di me; però li sento distanti, sempre più distanti.
Amazon è da consigliare? Se è gratis perché no? Si impara qualcosa, e quando in Italia aprirà la sessione ebook nella nostra lingua, si venderanno i libri elettronici senza l’aggravio di bizzarri balzelli. A parte questo, è più utile aprire un blog (anche questo gratis), e iniziare a conversare. Le persone vogliono sapere, conoscere, capire se chi pubblica un libro esiste, oppure è solo capace a blaterare sciocchezze.