Il risultato delle elezioni siciliane con quel misero 3 più qualcosa per cento è un chiaro segnale, tanto più che esso interviene su un elettorato politicamente distante dall’indifferenza e dall’astensionismo: ma il fatto è che aver scelto l’alleanza elettorale con un centro sinistra che per buona metà esprime posizioni conservatrici e che si avvia esplicitamente a sostenere le ricette liberiste, con correzioni minime perché quelle significative sono delegate -secondo il documento programmatico delle primarie – a improbabili cambiamenti dei trattati europei, gli toglie la possibilità di essere un leader in grado di raccogliere la voglia di un’alternativa che nel Paese va crescendo. Né del resto è pensabile che una ridotta pattuglia parlamentare possa davvero incidere sulle politiche dell’agenda Monti.
Il fatto è che Vendola si è avviato dentro una situazione completamente nuova ed elettoralmente magmatica, adottando vecchi criteri di scelta: se essere una sinistra di testimonianza oppure sinistra di governo. Ma tutto questo aveva senso in una situazione “normale” prima che la crisi avvitasse il Paese in un declino drammatico e prima che si delineasse la dissoluzione del sistema politico: oggi nessun partito è più di governo visto che le radici stesse della governabilità sostanziale, sono state disseccate dai trattati europei firmati da Monti, dal pareggio di bilancio in Costituzione e dal continuo ricatto delle istituzioni finanziarie e bancarie, volte ad evitare che si cambi percorso. D’altro canto la resa a queste logiche e forse la consapevolezza via via più emergente di aver svenduto il futuro del Paese a un’ Europa incompleta e ambigua dove dettano legge i più forti, non rende i partiti in grado di testimoniare alcunché se non il loro stesso declino.
Forse in questa nuova stagione essere testimoniare di una possibile alternativa e raccogliere l’ansia di una nuova rappresentatività è l’occasione per incidere davvero nelle scelte. L’invocazione di nuovi soggetti politici che rifondino la politica e il Paese stesso, la paura che l’establishment dimostra di fronte a ciò che non può controllare, ci dice che il valore della testimonianza, se ben sfruttato, può tradursi in voti, mentre omologarsi, sia pure con tutti i distinguo, tra le vacche nere della notte hegeliana, rischia di rendere ambigua la testimonianza e nulla la capacità di incidere nella realtà. Se oggi possiamo rallegrarci che il fatto “non sussista” dovremmo però fare di tutto perché la politica sussista: altrimenti l’assoluzione sarebbe davvero difficile.