Venerdì 13 ottobre dell’anno 1307, con una delle più brillanti operazioni di polizia della storia, il re di Francia Filippo IV fa arrestare il Gran Maestro dell’Ordine del Tempio Jacques de Molay e tutti i suoi dignitari residenti in terra di Francia.
Un’operazione accuratamente studiata e organizzata da tempo col consiglio del Cancelliere del Regno Guillaume de Nogaret e realizzata con una perfetta scelta di tempo che non concesse ai membri dell’Ordine alcuna via di scampo.
Già dalla metà di settembre ogni particolare dell’operazione era stata pianificata sin nei minimi particolari e a tutti i funzionari e i capi militari del regno erano state impartite precise direttive affinché, in tutte le Commende di Francia, l’arresto avvenisse simultaneamente, prendendo i cavalieri alla sprovvista e impedendo qualunque forma di comunicazione che potesse consentire a una parte di loro di sottrarsi all’arresto.
Immensamente ricco e potente, l’Ordine dei Cavalieri Templari aveva però, agli inizi del secolo XIV, due punti deboli che favorirono il re di Francia nel suo progetto di liberarsi della loro ingombrante presenza e appropriarsi delle loro ricchezze per rimpinguare le esauste casse del Regno.
Nel 1291, con la Caduta di San Giovanni d’Acri, ultima roccaforte crociata in terra Santa, si conclude l’epopea dei regni latini d’Outremer, iniziata nel 1099 con la presa di Gerusalemme e la successiva fondazione, da parte di Baldovino di Fiandra, fratello di Goffredo di Buglione, del regno di Gerusalemme.
Con ciò veniva conseguentemente a mancare la ragione per la quale l’Ordine era stato fondato e cioè la difesa dei pellegrini che si recavano in Terra Santa, ormai completamente caduta in mano turca.
Sia il Papa che il re di Francia, tramontato il sogno delle crociate, non avevano ormai alcun interesse a mantenere in vita un ordine i cui compiti istituzionali si erano esauriti e il cui enorme potere politico ed economico, che si estendeva anche oltre i confini del regno, lo rendeva uno scomodo antagonista.
Agli inizi del secolo XIV l’Ordine si presentava come una sorta di multinazionale ante litteram, i cui interessi si ramificavano in ogni settore della vita economica e, prima del sorgere delle grandi dinastie dei banchieri fiorentini, deteneva una sorta di monopolio sulle attività finanziarie.
A rendere ancor più fragile la sua posizione si aggiungeva il fatto che, al contrario degli Ospedalieri, gli odierni Cavalieri di Malta, che già a partire dal 1309, con la presa di Rodi, si erano garantiti una sovranità territoriale, l’Ordine non rappresentava un’entità statale e le sue commende, sparse in tutt’Europa, sebbene strapotenti da un punto di vista economico e anche politico, erano però formalmente soggette sia all’autorità pontificia sia a quella degli stati entro i cui confini operavano.
Improvvidi e superbi, i Templari non tennero conto di questi due fattori di rischio che il re di Francia, forzando la mano a papa Clemente V, sfruttò con diabolica astuzia per sferrare loro il colpo mortale.
Naturalmente a Filippo occorreva un pretesto e anche in ciò fu favorito dalla dubbia fama che la segretezza dell’Ordine aveva creato. Da tempo ormai correva la voce che i Templari praticassero riti blasfemi e fossero addirittura in combutta con gli infedeli per creare un nuovo ordine mondiale che avrebbe rovesciato i regni cristiani. Una sorta di teoria complottista ante litteram.
Sodomia, eresia, idolatria. Con queste tre accuse infamanti i Templari vennero ridotti nelle carceri del regno e sottoposti a una dura inquisizione che, per mezzo della tortura, applicata in forme mai conosciute prima, finirono in molti casi per confessare qualunque colpa venisse loro attribuita.
La prima accusa, quella di sodomia, che all’epoca era considerata uno dei peggiori crimini, si fondava, probabilmente, su alcuni presunti riti di iniziazione cui i novizi dell’ordine venivano sottoposti e possiamo considerare alla stregua degli odierni episodi di nonnismo che si verificano nelle caserme. Tra questi, il bacio del sedere ai cavalieri anziani cui erano obbligati i novizi.
L’accusa di eresia si fondava invece sia sugli ambigui rapporti intercorsi durante la permanenza in Terra Santa tra l’Ordine e la setta sciita degli Hashishin, sia sulla liturgia non ortodossa dei cappellani templari, sia sulla presunta pratica di sputare sul Crocifisso, che però, secondo gli storici, avrebbe rappresentato non un oltraggio alla figura del Cristo ma un segno di disprezzo nei confronti della croce come strumento del suo supplizio.
Anche l’accusa di idolatria prendeva le mosse da una semplice diceria, la cui fondatezza non venne mai provata, che i Templari adorassero un idolo chiamato Baphomet, che secondo molti studiosi altro non sarebbe se non la deformazione di Maometto.
Fatto sta che, attraverso una pratica inusitata della tortura, molti cavalieri si dichiararono responsabili di tali colpe e Filippo ebbe buon gioco nell’indurre il riluttante Clemente V ad estendere il bando dell’Ordine a tutto il mondo cristiano.
Per ammorbidire il pontefice, poi, il re fece ricorso anche al ricatto, minacciandolo di celebrare un processo postumo al suo predecessore Bonifacio VIII e di screditare in modo irreparabile il papato.
Alla fine dei processi, nel 1312, Clemente è costretto a decretare la soppressione dell’Ordine con la bolla “Vox in excelso” e successivamente, con la bolla “Ad providam”, a trasferire agli Ospitalieri i suoi beni, cosa che in Francia il rapace Filippo si guardò bene dal fare
L’ultimo atto va in scena a Parigi, su un isolotto della Senna, dove il 18 marzo del 1314 l’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay viene arso vivo.
Qui finisce la storia dei Templari e inizia la loro leggenda. In alcuni paesi d’Europa, come il Portogallo e la Scozia, dove non furono perseguitati e molti di loro trovarono rifugio, confluirono in altri ordini, Come l’Ordine Supremo del Cristo. Di altri si favoleggia una fuga oltre oceano, la fondazione di logge massoniche tuttora esistenti o la ricostituzione in forma segreta. In molti rivendicano la loro eredità, ma nessuno ha le carte per dimostrare il suo diritto.
Federico Bernardini
Illustrazione: Rogo di Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Templars_Burning.jpg