Che avrà mai il 17 per essere così funesto, specie se unito al giorno di venerdì? Pare sia una tradizione mediterranea, presente già nella scuola Pitagorica, in cui il 17 era il numero mediano tra 16 e 18, due quadrilateri (4×4 e 3×6) perfetti nella loro rappresentazione; l’iscrizione latina “VIXI” (“Ho vissuto”) presente nelle iscrizioni funebri avrebbe le stesse lettere che compongono il numerale 17, XVII, secondo la numerazione latina; la battaglia di Teutoburgo del 9 d.C. tra l’esercito romano di Publio Quintilio Varo e i Germani guidati da Arminio vide la disfatta dei romani e l’annientamento totale delle legioni 17,18 e 19, numeri che da allora furono ritenuti infausti e mai più assegnati alle legioni; se si sommano i numeri interi da 1 a 17, si ottiene 153, che è il 17° numero triangolare: 1+2+3+4+5+6+7+8+9+10+11+12+13+14+15+16+17=153; in Genesi 11, narrando del Diluvio Universale, si afferma che “Il seicentesimo anno della vita di Noè, il secondo mese, il diciassettesimo giorno del mese, in quel giorno tutte le fonti del grande abisso eruppero e le cateratte del cielo si aprirono”. Aggiungiamo la cattiva fama legata al venerdì, che ha a che fare con il giorno della morte del Cristo, quello che oggi viene ricordato come Venerdì Santo. La paura legata al numero 17 in particolare è definita “Eptacaidecafobia”. Tra i paesi che ancora vedono questa superstizione l’Italia occupa il primo posto, pensiamo al numero 17 della Smorfia napoletana che indica la disgrazia.
Comunque, buon venerdì 17 a tutti!