“La vita accanto” (fra i dodici candidati al Premio Strega) segna l’esordio di Mariapia Veladiano, un’autrice alla sua prima pubblicazione che ha la maturità di una scrittrice con alle spalle una carriera affermata e una sicurezza ormai acquisita. Il tema incuriosisce e induce a darle fiducia fin dalle prime battute: la storia di una bambina, Rebecca, che a differenza delle sue coetanee, soprattutto nei romanzi dolci e belle quasi per antonomasia, è brutta. Veramente brutta. Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto e “come” sia brutta. Tanto brutta che lei stessa dice: Mia madre si è messa a lutto quando sono nata, la sua femminilità si è seccata crudele e veloce come il ricino di Giona, tutto in un momento. E ancora: Io sono brutta. Proprio brutta. Non sono storpia, per cui non faccio nemmeno pietà.Fa tenerezza Rebecca, appare fragile e bisognosa di appigli in una vita tormentata dal suo aspetto che allontana e respinge perfino una madre. Madre che è un personaggio centrale del romanzo, articolato e intenso, colei che dovrebbe amare incondizionatamente e proteggere e che invece non riesce ad amare nemmeno se stessa. Fra le ancore di salvezza, la prima è la tata Maddalena (l’immagine della piccola che le stringe la mano in un momento di difficoltà è emblematica del ruolo pacificatore e protettivo); lei, scudo e protezione contro il mondo che sferra i suoi colpi senza avere pietà di una bambina; la sua unica amica Lucilla, balbuziente, cicciottella e pettegola che supera ogni pregiudizio e le si lega indissolubilmente; la maestra Albertina, maestra vecchio stampo che difende i suoi alunni più deboli dagli attacchi di genitori cattivi e pieni di inutile astio. Rebecca in realtà è forte, determinata, sempre alla ricerca di una ragione nell’assurdità della vita che le scorre accanto; e il romanzo acquista, attraverso le conquiste della bambina, un aspetto solare e ottimistico, che alleggerisce il tema e lo spirito di fondo.
«Eccezione luminosa, in tanto frastuono di tetro splendore femminile, una bambina brutta, molto brutta, quasi deforme, esiste; è portatrice di una diversa, invisibile, profonda bellezza, ed è una invenzione letteraria, la protagonista di La vita accanto, il bel romanzo d'esordio, Premio Calvino 2010, di Mariapia Veladiano».Natalia Aspesi, la Repubblica
«Un libro che sorprende per il piglio della narrazione e per la lingua raffinatissima».Valeria Parrella, Grazia«Il romanzo brilla per uno stile elegante, capace di precipitare il lettore in una storia al tempo stesso surreale e plausibile». Lara Crinò, il venerdì di Repubblica
«Questa è un'opera matura, sapiente, memorabile per la sagacia che ostenta nel trovare uno sbocco coerente a tante biografie intrecciate, e per l'altezza che attinge nel narrare la catastrofe, la tragedia e il miracolo.Ma il libro non è la storia di una donna brutta che diventa bella. Bensì di una donna che, dal mondo dove tutti, compresa lei, la sentono come brutta, si costruisce un mondo su misura, dove tutto viene ricalibrato. Perfino la coppia. Perfino la maternità». Ferdinando Camon, ttL