Vediamo soltanto un uomo d'armi che vorrebbe tanto andare a combattere e un cavallo un un po' pauroso che, invece, preferisce brucare l'erba e passeggiare.
Il pensiero di Capitano Nicodemo è semplice: se devi correre due piedi sono pochi, ma la vista di quattro zampe gli danno la speranza di poter andare sul campo a combattere.
Il quadrupede che si chiama Pietro, obbedisce al capitano solo fino a quando non sente lo squillo della tromba, finchè non si accorge che nella direzione in cui vuole portarlo spara la mitraglia, tuona il cannone.
"Il soldato andava in battaglia, aveva la spada, il cappello e la maglia; il cavallo, invece, nessuna fretta si guardava intorno e brucava l'erbetta".
La storia in rima continua con il cavallo che non ha alcuna voglia di combattere, ma solo di mangiare e bere e le ire del capitano Nicodemo che vede i suoi sogni di gloria infrangersi.
Come si conclude questa storia davvero "bislacca"? Che al cavallo per il troppo mangiare e bere scappa un ruttino ed anche la cacca e la straordinaria riflessione del narratore è che, di certo, molti troveranno "volgare con la cacca avere a che fare. Anche se la cosa assurda di questa terra è che non troviamo volgare la guerra!"
Io lo trovo geniale (e non ho nient'altro da aggiungere)!
Età di lettura: 6 anni
Autore: Gek Tessaro
Editore: Artebambini
Questo post partecipa all'iniziativa di Paola