Venere in pelliccia - Roman Polanski

Creato il 02 dicembre 2013 da Frank_manila
Dopo il poco graffiante Carnage, Roman Polanski mette nuovamente in film un'opera teatrale. In quest'ultima fatica però l'estro del regista (quasi materializzato da un Mathieu Amalric che fisicamente lo ricorda tantissimo) si fa più preponderante e sicuramente più accattivante.
Difficile capire se ciò a cui assistiamo sia tutto frutto dell'immaginazione e della suggestione del personaggio di Thomas o se l'audizione di Vanda sia "reale". Costei, che all'inizio rappresenta l'incarnazione di ciò che l'autore teatrale più odia, si trasforma ben presto in ossessione. La finzione del testo si interseca più volte con la realtà filmica, più volte durante la prova Vanda chiede a Thomas se l'opera da lui adattata sia autobiografica e più volte lui nega con una convinzione che però, a mano a mano che il minutaggio avanza, si fa sempre meno certa fino ad arrivare a un vero e proprio ribaltamento di ruoli che manda tutto in confusione tanto da far sembrare questo Venere in pelliccia come una vera e propria trasposizione visiva del "perturbante" e/o di quel "dualismo effettivo" esplicato da Freud
Magnifiche sono le interpretazioni dei due attori, del già citato Amalric e soprattutto da Emmanuelle Seigner nella parte di Vanda, la quale si concede quasi totalmente all'occhio del marito. Polanski registicamente non sembra sentire il peso dell'unità di luogo del teatro, questo viene sfruttato in lungo e in largo e diventa anch'esso metafora dell'alternarsi di finzione e realtà, rappresentati da un palco (luogo della finzione) e una galleria (luogo del reale) che finiranno a loro volta per intersecarsi.
Un film a tratti beffardo, a tratti anche claustrofobico, a tratti logorroico a tratti persino masochistico che, nonostante conti la presenza di due soli attori e di un'unica location, riesce a tenere lo spettatore inchiodato alla poltrona.
IMDb