Venezia 67 \ LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI (Italia, 2010) di Saverio Costanzo

Creato il 10 settembre 2010 da Kelvin

I numeri primi sono quelli divisibili solo per se stessi e per l’unità. Sono unici. Non hanno simili, sono diversi e, soprattutto, sono pochi. Pochi in confronto agli altri, all’universo della ‘normalità’.
Alice e Mattia sono due ‘numeri primi’, due persone complesse ma ‘speciali’. Hanno subito traumi infantili che hanno segnato la loro esistenza e ora portano dentro di sé tutto l’orrore e il peso dei ricordi. Hanno problemi a relazionarsi col mondo esterno, con le persone ‘normali’, e vivono una realtà fatta di complessi e paure, che frena le le loro ambizioni e le loro qualità: Alice potrebbe essere un’ottima fotografa se non avesse così timore di chi le sta intorno, Mattia è un genio dei numeri e valente matematico, ma non riesce nemmeno ad uscire di casa. I due si incontrano a una festa di scuola, alla quale sono quasi ‘costretti’ a partecipare. Si conoscono, si trovano, e da quel momento cercheranno sempre di aiutarsi: perché due numeri primi sono difficili da trovare, di solito non si incontrano mai…
Il film di Saverio Costanzo è un gioco degli equivoci: NON è ‘l’ennesimo film sul disagio giovanile’, come molti hanno sentenziato (Alice e Mattia sono e saranno UNICI per tutta la vita, non perderanno mai le loro caratteristiche). NON è assolutamente una storia d’amore (i due si cercano perché sono SOLI, non perché sono innamorati). E soprattutto NON è un film scontato e facilmente inquadrabile come molta critica cinica e prevenuta ha fatto. La solitudine dei numeri primi è un film che parla di sofferenza, di infelicità, di sentimenti repressi, di orrore trattenuto e mai elaborato. E’ la storia di due persone belle ma speciali, coraggiose, che cercano di sopravvivere in un mondo che le ignora e le ghettizza semplicemente in quanto ‘non omologate’, senza che abbiano la possibilità di rendersi conto di quanto questa possa essere una fortuna…
Tratto da un romanzo best-seller di Paolo Giordano, la pellicola di Costanzo ha oggettivamente un grosso difetto: è troppo ‘commerciale’ e troppo manieristica per ciò che racconta. Una storia così complessa e delicata avrebbe forse meritato un tono più intimista e più dimesso, sussurrato, più in linea con i personaggi. Il regista invece ne ha ricavato un thriller psicologico, sincopato, con personaggi sopra le righe, sequenze quasi horror e musiche tanto accattivanti quanto ‘ruffiane’. Ma il risultato, è giusto dirlo, non è comunque da disprezzare: alla fine la storia e i personaggi rimangono, restano loro stessi. E ci fanno capire che i ‘numeri primi’ esistono davvero, e meritano amore e rispetto.
VOTO: * * *

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