Anno: 2013
Durata: 93′
Genere: Drammatico
Nazionalità: USA
Regia: Peter Landesman
Di un nuovo film sull’omicidio di John Fitzgerald Kennedy, ad essere sinceri, non si sentiva l’esigenza, forse perché è molto difficile trovare qualcosa di nuovo da dire, tutto – o quasi – è stato sviscerato, analizzato, ipotizzato, in particolare dopo il filmone di Oliver Stone, JFK: un caso ancora aperto, del 1991. La lente usata dal regista Peter Landesman per guardare i tragici fatti avvenuti a Dallas il 22 novembre del 1963, e che costituiscono il nucleo centrale del film Parkland presentato in concorso al 70esimo Festival di Venezia, è quella delle persone comuni: i medici e gli infermieri dell’ospedale Parkland dove venne ricoverato Kennedy dopo l’attentato, che cercano di cambiare il turno per essere con la folla ad applaudire l’arrivo del Presidente e della moglie Jacqueline; il cineamatore che si mette in prima fila per riprendere in 8 millimetri il passaggio festoso di Kennedy e ne filmerà invece la morte in diretta, il fratello di Lee Harvey Oswald (presunto attentatore, morto a due giorni di distanza dalla sua vittima), uomo stimato e padre di famiglia che rimane sgomento quando comprende quale marchio d’infamia ricadrà per sempre su di lui e sui suoi figli; i portantini del cimitero, che si rifiutano di sollevare la bara di Lee Harvey Oswald, in segno di fedeltà a JFK.
Il film, prodotto da Tom Hanks, ha un cast ragguardevole, da Marcia Gay Harden (Mystic River, Pollock), nel ruolo dell’infermiera anziana, a Paul Giamatti (Sideways, La versione di Barney), eccezionale nei panni del cineamatore il cui filmato sarà pagato a peso d’oro dai giornalisti, Jeremy Strong, piuttosto ambiguo da somigliare al personaggio di Lee Harvey Oswald, oltre a Billy Bob Thornton e Jacki Weaver. Anche Zac Efron dà buona prova di sé, interpretando il malcapitato giovane tirocinante, il dottor Jim Carrico, cui viene recapitato (dalla security ) il Presidente in fin di vita e dal quale tutti attendevano il miracolo. Il film dunque si lascia vedere, ha un ritmo serrato e tiene lo spettatore piuttosto in tensione, ma è carente nell’approfondimento dei personaggi e nell’affresco complessivo, forse più televisivo che cinematografico.
Elisabetta Colla