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Venezia 71: “Heaven knows What” di Josh Safdie e Benny Safdie (Orizzonti)

Creato il 30 agosto 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 94′

Genere: Drammatico

Nazionalità: USA

Regia: Josh Safdie /Benny Safdie 

Heaven knows What è una docu-fiction diretta dai fratelli Josh e Benny Safdie sul dramma di un gruppo di ragazzi tossici senza tetto dell’Upper West Side newyorkese. La genesi del film è alquanto curiosa dato che i due fratelli registi hanno incontrato per caso la protagonista del film, Arielle Holmes, e hanno deciso di trasporre la sua drammatica storia sul grande schermo, lasciandole interpretare il ruolo della protagonista. La sceneggiatura scritta dai Safdie è a sua volta tratta da un romanzo autobiografico mai pubblicato, Mad love in New York City, e verte soprattutto su una storia d’amore tra la giovane Harley ed Ilya (Caleb Landry Jones), un rapporto adolescenziale tormentato, violento e a tratti crudele che li conduce in un abisso senza ritorno.

Un film, dunque, sulla droga ma anche sulle relazioni tossiche, sul concetto di dipendenza come condizione esistenziale, sui piccoli drammi quotidiani che si consumano sulle strade di una grande metropoli come New York, drammi spesso ignorati, dimenticati. I protagonisti si agitano come spettri in una dimensione urbana che li inghiotte e li fa sparire; la loro casa è la strada e la loro unica forza è l’istinto di sopravvivenza, sebbene cerchino o sfiorino la morte più volte.

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Per quanto la tematica della tossicodipendenza sia stata ampiamente sfruttata dal cinema, i registi di Heaven Knows What, sono riusciti a dare un’impronta originale al film, con delle scelte estetiche inusuali, alternando i primissimi piani degli attori a riprese più ampie in cui questi quasi scompaiono, a lunghissimi piani sequenza sovrastati da una musica invasiva e spesso in contrasto con la narrazione. Sotto quel cielo di cemento non si intravede nessuna redenzione, nessuno spiraglio di luce: le vite di Harley ed Ilya si muovono circolarmente, dalla disperazione al bisogno alla disperazione. Per loro, gli invisibili, la dannazione  e la morte sono sempre lì dietro l’angolo:  nei parchi, nei negozi, nei bagni dei fast food.

Maria Cristina Locuratolo


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