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Venezia 71, trionfa l’arte del grottesco. Leone d’Oro allo svedese Roy Andersson

Creato il 07 settembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Hanno appassionato, fatto ridere, sospirare, commuovere e riflettere. Applauditi, contestati e attesi. Sono i film di questa 71 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia che continueranno a far parlare di sé anche dopo il verdetto della Giuria. A trionfare a sorpresa il ‘piccione’ a cui lo svedese Roy Andersson affida il compito di analizzare un’umanità vanesia: il Leone d’Oro va infatti al suo surreale “A pigeon sat on a branch reflecting on existence”. Trentanove piani sequenza per ritrarre l’uomo nella sua piccola, grottesca, quotidiana esistenza; una vittoria che ha diviso la stampa e unito invece i giurati, unanimi – pare – nella scelta .

“Non sarei un regista se non avessi visto tanto cinema italiano – commenta sorridente il regista – la mia principale fonte di ispirazione è ‘Ladri di biciclette’ di Vittorio De Sica. Continuerò a fare film seguendo l’esempio di De Sica”.

Doppietta invece per l’unico italiano del palmares, “Hungry hearts”, accolto con entusiasmo dalla critica: il film di Saverio Costanzo conquista le due Coppe Volpi che vanno a Alba Rohrwacher e al suo compagno di set Adam Driver, assente al momento della premiazione perché in viaggio alla volta di Toronto, dove il film verrà presentato nella sezione Special Presentations. Leone d’Argento ad uno dei favoriti alla vigilia della premiazione, Andrei Konchalovsky, che conquista un posto tra i premiati quasi 50 anni dopo la Coppa Volpi a Natalya Arinbasarova per il “Pervyy uchitel”; il suo “The Postman’s White Night”, proiettato nell’ultimo giorno di festival, porta a casa uno dei premi più ambiti della competizione.

Alba Rohrwacher Venezia 71
Doveroso il premio della giura a “The Look of Silence”, potente documentario sul genocidio indonesiano firmato Joshua Oppenheimer, che già aveva conquistato pubblico e critica con l’immenso “The act of killing” nominato agli Oscar. “Il film è stato fatto perché i responsabili dei genocidi ammettessero la propria colpa in modo che si potesse avviare il processo del perdono, solo una figlia ha chiesto scusa per il padre e noi occidentali dovremmo imparare da questo atto di dignità”, commenta il regista in un video messaggio. Tra i giovani interpreti a colpire è invece il quindicenne protagonista di “Le dernier coup de marteau” della francese Alix Delaporte: Romain Paul conquista il premio Marcello Mastroianni.

Miglior sceneggiatura poi per l’iraniano “Tales” di Rakhshan Banietemad che dal palco dei premiati dichiara: “Il cinema è la lingua che accomuna tutti i popoli. Il premio a questo film è un immenso regalo a tutti gli iraniani amanti del cinema”. Difficile non riconoscere la grandezza di un’opera come “Belluscone. Una storia siciliana” di Franco Maresco, film evento di questa mostra che, relegato nella sezione Orizzonti, si merita un Premio Speciale. Delusione per “Anime nere” di Francesco Munzi, storia nerissima di una saga familiare nell’Aspromonte calabrese; a bocca asciutta anche “Il giovane favoloso” di Mario Martone, che nei giorni scorsi aveva fatto sperare in una Coppa Volpi per Elio Germano. Ignorato anche l’Iñárritu di “Birdman” che, probabilmente ritroveremo ai prossimi Oscar.

Di Elisabetta Bartucca per Oggialcinema.net


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