Pochi rimpianti quindi: dispiace solo per le assenze di Paul T. Anderson (ma l'ambizioso Inherent Vice non è ancora pronto) e, soprattutto, di Ermanno Olmi: ma l'ultra-ottantenne maestro bergamasco, per evidenti ragioni anagrafiche, non se l'è sentita di presenziare alla Mostra: il suo Torneranno i prati uscirà direttamente in sala, a novembre.
Ma parliamo di chi c'è.
Venezia 71 sarà principalmente un derby italo-francese: alle tradizionali quattro pellicole italiane presenti in concorso (Martone, Munzi, Costanzo e l' 'oriundo' Abel Ferrara, col suo già discusso ritratto di Pasolini) si contrapporranno ben quattro titoli d'oltralpe, quasi preannunciati dal manifesto ufficiale che quest'anno omaggia Truffaut e I 400 colpi: Benoit Jaquot (in gara col melodramma Tre Cuori, con Charlotte Gainsbourg, Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve), Xavier Beauvois (il regista di Uomini di Dio, in concorso con La rançon de la gloire), David Oelhoffen (con lo storico Loin des hommes, sulla guerra franco-algerina, con Viggo Mortensen) e Alix Delaporte (Le dernier coup de marteau) tenteranno di riportare in Francia quel Leone d'oro che manca a Parigi da oltre un quarto di secolo.
'Birdman' di Inarritu, film d'apertura
Ma non mancherà naturalmente neppure il cinema americano (che non va confuso con 'hollywoodiano'...) sulla carta intriga molto il ritorno di Andrew Niccol (regista di Gattaca e sceneggiatore di The Truman Show) con il suo The Good Kill, thriller fantascientifico con Ethan Hawke. Torna al Lido anche David Gordon Green, l'anno scorso in gara con il controverso Joe e che stavolta si presenta con Manglehorn, schierando addirittura Al Pacino come protagonista assoluto. Interessante sulla carta anche 99 Homes di Ramin Bahrani, apologo sulla finanza malata con un cast da capogiro: Michael Shannon, Andrew Garfield e Laura Dern. A questi si aggiunge ovviamente il messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, che aprirà la mostra con la commedia nera Birdman (con Michael Keaton e Ed Norton).Ci si aspetta molto anche da Fatih Akin (quello de La sposa turca e Soul Kitchen) che sbarca al Lido con The Cut, promettendo 'un apologo sulla malvagità umana (!)' con Tahar Rahim (Il passato) protagonista, mentre c'è curiosità per le opere di due autentici 'animali da festival' come il documentarista 'cult' svedese Roy Andersson e il russo Andrej Koncalovskij. Presumibilmente per palati forti, invece, The look of silence di Joshua Oppenheimer, che dopo la candidatura all'oscar con The act of killing fa il suo debutto a Venezia con un duro reportage sui genocidi in Indocina.
Elio Germano, ne 'Il giovane favoloso' di Mario Martone
E l'Italia? Come dicevamo, la nostra produzione sbarca in forze al Lido per difendere il Leone d'Oro conquistato a sorpresa l'anno passato con Sacro GRA. E il nostro pezzo da novanta ha un nome e un cognome: Mario Martone si ripresenta in concorso con Il giovane favoloso, sontuosa biografia di Giacomo Leopardi interpretato da Elio Germano: prodotto tanto ambizioso quanto rischioso (ma Martone, in verità, non ha mai deluso). Francesco Munzi invece ci parla della guerra alla 'ndrangheta con Anime nere (girato però al nord per evitare problemi 'ambientali') mentre ci pare azzardato ma interessantissimo l'ultimo lavoro di Saverio Costanzo: Hungry Hearts, ambientato a New York con Adam Driver e Alba Rohrwacher, racconta la storia di due giovani che si incontrano casualmente nella grande mela e si ritrovano, loro malgrado, ad affrontare una prova che cambierà per sempre le loro vite...Ma il cinema italiano non si ferma ovviamente al concorso principale: da segnalare almeno Gabriele Salvatores e Davide Ferrario, fuori concorso rispettivamente con Italy in a day e La zuppa del demonio, nonchè gli ultimi lavori di Renato De Maria, Franco Maresco e Ivano De Matteo, nelle sezioni collaterali.
Sezioni collaterali che ospitano anche nomi internazionali importantissimi, a testimonianza che Alberto Barbera ha voluto puntare sulla qualità a 360 gradi. Grande attesa infatti per un cineasta cult come Peter Bogdanovich (quello de L'ultimo spettacolo, fuori concorso con She's funny that way), il 105enne Manoel de Oliveira, il ritorno di Barry Levinson con The Haunting, gli ultimi film di Amos Gitai e Ulrich Siedl , il 'tuttofare' James Franco che porta al Lido nientemeno che l'adattamento cinematografico de L'Urlo e il Furore di Faulkner (ovviamente ritagliandosi il ruolo di protagnista insieme al fratello Dave) e, dulcis in fundo, il ritorno dopo un decennio di Lars Von Trier che, c'è da scommetterci, farà impazzire giornalisti, spettatori, addetti ai lavori e forse anche se stesso (sic!) con la versione estesa di Nymph()maniac-Vol.II.
Insomma, vale sempre la pena correre al Lido, non trovate?