La levataccia delle 5 non piace a nessuno – e per questo devo ringraziare il gruppo di Slow Motion Travels che mi ha invitato a partecipare al loro corso fotografico – ma per fotografare Venezia baciata dalle prime luci del mattino sono anche disposta a farlo. Mi muovo tra le sue calli che ancora è buio, che ancora il sole deve baciare i tetti delle case. Nessun rumore, solo silenzio, è in momenti come questi che Venezia si mostra in tutta la sua bellezza, come le vere donne, la cui reale natura si vede appena aprono gli occhi dopo una notte di sonno.
Cammino.
Giro lo sguardo.
Osservo.
Le parole sono superflue.
Punta della Dogana sembra aspettare il sole da secoli, con la sua palla d’oro, che a breve verrà toccata dai primi raggi, Palazzo Ducale si innalza fiero. Finalmente riesco a fotografare il Ponte dei Sospiri, dal Ponte della Paglia, senza fare a gomitate, ma prendendomi tutto il tempo che mi serve. Passeggio a braccetto con Venezia, mi perdo nei suoi occhi color laguna e ascolto le storie che solo le sue pietre sanno raccontare. Quante albe hai visto Venezia? Quante altre persone hai intenzione di stregare? E pensare che pochi ti vedranno a quest’ora, con il cielo leggermente nuvolo, ma che preannuncia schiarite, anzi, molti rovineranno la tua poesia facendo domande che offendono la tua storia e il tuo essere.
Il tempo passa, la mia mente si svuota, poi riapro gli occhi ed è come innamorarsi per la seconda volta. Il sole ormai ha accarezzato il cielo, sbucando dai tetti, lo vedo con la coda dell’occhio che spinge per uscire. Credo sia impossibile non lasciarsi rapire da una città che, dopo secoli, sa ancora stupire e conquistare non solamente i tanti, a volte troppi, sguardi a mandorla.
Posso viaggiare e vedere tutto il mondo, ma Venezia rimarrà per me sempre Venezia, la mia casa, il mio porto sicuro, un amore che non deluderà mai, un infinito mondo da scoprire che non si rivelerà mai del tutto. Ma, il suo fascino sta proprio qui.