Dopo gli esposti ambientalisti. Nel muro contro muro tra comitati e autorità portuale s’inseriscono i magistrati. Già svolti i primi accertamenti
Questa volta invece l’obiettivo è l’inquinamento delle grandi navi. I dossier di associazioni e comitati — Ambiente Venezia, Medicina Democratica, Gabriele Bortolozzo, Comitato No grandi navi—sono corredati da una sfilza di numeri e foto in cui si vedono uscire dai camini delle navi dei fumi neri come il carbone. E oltre a chiedere a tutti gli enti pubblici coinvolti — dal governo agli enti locali, dall’Arpav all’Usl, dall’Autorità portuale alla Soprintendenza — di intervenire, hanno chiesto anche alla Procura di indagare. Cosa che Mastelloni e Gava stanno facendo, anche se c’è il più stretto riserbo sulle prime iniziative investigative già messe in atto dopo l’estate. «Era ora», commenta uno dei portavoce delle associazioni, Luciano Mazzolin. A portare all’apertura del fascicolo era stato infatti l’esposto inviato a luglio, ma proprio ieri il dossier è stato aggiornato alla luce della campagna di monitoraggio effettuata dall’Arpav tra il 10 febbraio e il 18 marzo e tra il 5 maggio e il 13 giugno alle centraline di San Basilio (cioè l’area portuale) e Sacca Fisola.
Monitoraggio che assolverebbe le crociere, rilevando che solo biossido di azoto e Pm10 sono sopra il limite di legge: il primo del 20 per cento come media annua, mentre il secondo nel periodo invernale sforava i limiti 20 giorni su 35.Ma i comitati criticano il posizionamento delle centraline: «Sono del tutto inadeguate, dato che i venti prevalenti (bora e scirocco, ndr) spirano quasi sempre verso altre direzioni», hanno scritto, ricordando inoltre che non ha senso fare medie giornaliere o annue, perché quando arriva la nave c’è un picco enorme. E oltre a ricerche che collegano smog e tumori e alla suggestiva denuncia che «una nave inquina come 14 mila macchine», citano anche uno studio croato secondo cui i danni ambientali calcolati nel 2007 nel porto di Dubrovnik sono stati circa 270 milioni di euro, a fronte di un beneficio economico di meno di 40 milioni. La strada penale è però stretta e non facile, anche perché dall’altra parte Vtp ha interpretato quei dati proprio come la dimostrazione che non c’è alcun problema. «Il dossier del Porto di alcuni mesi fa aveva già alcuni studi dell’Arpav che smontano le accuse di chi fa terrorismo», dice da sempre Sandro Trevisanato, presidente di Vtp, la società che gestisce il porto turistico. Società che corre, visto che il recente bilancio parla di 33 milioni di euro di ricavi e 1,8 milioni di passeggeri nel 2012, in crescita come avviene da un decennio.
Fonte: Corriere del Veneto
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