#Venezia71 – Il giovane favoloso: il capolavoro di Mario Martone

Creato il 01 settembre 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

Il più grande film in costume degli ultimi venti o anche trent’anni in Italia. Il giovane favoloso è un vero capolavoro. Mario Martone si dimostra il più grande regista italiano di oggi, al cinema come a teatro. Regista, ma anche filologo e pittore, poiché abilissimo nel tratteggiare con precisione ed estro le fattezze psicologiche e artistiche di uno dei più grandi poeti italiani di sempre. E ci riesce molto meglio di centinaia di saggi, pamphlet, salotti letterari, libri scolastici e universitari.

Il giovane favoloso è un quadro realista maestoso, folgorante, di limpida bellezza. Martone riesce ad essere simbolista, vedutista e ritrattista allo stesso tempo. Ogni inquadratura è un quadro, c’è qualcosa di Francesco Guardi come di Pietro Longhi, di Poussin come di Vermeer, di Fragonard come di Puvis de Chavannes. Le scenografie, asciutte e imponenti, sono da museo, così come il risultato finale è un’opera dal valore inestimabile da conservare sotto una campana robusta ma trasparente col fine di difenderla, valorizzarla, mostrarla.

Elio Germano è Giacomo Leopardi. Senza esagerare è davvero il più grande attore italiano di oggi. Non una smagliatura, non un’incertezza. Sul grande schermo un personaggio che riesce a schivare il più grande timore che tutti coviamo prima dei titoli d’inizio: il provincialismo di un grande poeta. Non è una contraddizione. Perché sì, Leopardi è il più noto e studiato dei poeti italiani. Ma in America quanto è davvero conosciuto? Germano e Martone riescono nell’impresa di renderlo universale, uomo, scrittore e anima eterna preda di uno studio e un talento matto e disperatissimo capace di affascinare oltre ogni confine. Anche per questo Il giovane favoloso è un film d’inaspettata e disarmante potenza, perché raggiunge quella portata “cosmica” che caratterizzava il pensiero del poeta di Recanati. Sa poi essere contemporaneo grazie ad una colonna sonora (di Sascha Ring) che amalgama sonate da camera e canti di chiesa con dolci note al pianoforte e dissonanti melodie elettroniche.

Insomma, Mario Martone, dopo aver riscoperto e fatto amare con nuova linfa Giacomo Leopardi a teatro nel meraviglioso Operette morali, riesce nel bis con un film che non è semplice trasposizione o versione cinematografica, ma nuova opera d’arte totale a sé. Come se il teatro fosse stato solo un primo step, un primo studio propedeutico ad un film nel quale è dolce naufragar e che entra a testa alta nella storia del cinema italiano.

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