Dopo Louise-Michel e Mammuth, i due registi francesi realizzano un film che di comico e assurdo ha ben poco. Near death experience è tristemente reale. Come ad una seduta psicanalitica aperta al pubblico, Paul c’invita a partecipare ai frutti partoriti dalla sua mente e immaginazione.
Il centro del film è il pensiero che si fa parola tramite una costante voce fuoricampo, mentre la fissità delle inquadrature è funzionale a ricalcare il ronzante immobilismo mentale del protagonista.
Near death experience è in un certo senso un film per masochisti, per chi volontariamente ha desiderio di imbattersi in riflessioni sul perché valga la pena vivere o morire. Un film che, parlando della morte, di rovescio parla anche della vita, spingendo ciascuno di noi a pensarci su privi della mediazione del racconto del classico film di fiction.
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