VeneziaFestival2014: i 5 film che ho visto oggi, mercoledì 3 settembre

Creato il 04 settembre 2014 da Luigilocatelli

‘Retour à Ithaque’ di Laurent Cantet

ore 9,30: Le dernier coup de marteau di Alix Delaporte. Francia. Venezia 71-Concorso. Voto 7
Il quarto film francese del concorso, ed è un altro bel film. Il colpo di martello è quello che risuona nella sesta sinfonia di Mahler, la storia è quella di Victor, un ragazzino di quattordici anni aspirante calciatore, con mamma single, giovane, bella e in chemioterapia. Vivono in una roulotte vicina a una di quelle spiagge atlantiche lunghe che stringono il cuore da quanto son tristi. Vita da poveri nel ricco occidente. Victor è sensibile, inquieto, ombroso, scontroso. Quando il padre, che ha abbandonato lui e la madre, arriva in città per un concerto (è direttore d’orchestra) lo tampina fer farsi dare quei soldi di cui lui e mamma hanno un vitae bisogno. Alix Delaporte gira benissimo, con sensibilità rara, tessendo con inezza la sua trama, ma senza melensaggini e sovradosaggi zuccherini. Un mélo familiare pudico, anche se poi nel finale il film perde quota causa inverosimiglianza e un che di troppo di buoni sentimenti (e qualche cliché, come la musica classica messa lì a significare un’esistenza più nobile). Clotilde Hesme è meravigliosa.
ore 11,30: Flapping in the Middle of Nowhere di Nguyen Hoang Diep. Vietnam. Settimana della critica. Voto 6+
Dovevo scegliere tra questo film e La trattativa di Sabina Guzzanti. Non ho avuto dubbi, ho scelto Flapping in the Middle of Nowhere. Ad Hanoi, che non somiglia più a quella di Ho Chi Minh, una studentessa divide la piccola casa in affitto con un travestito dalla vita complicata. Resta incinta del suo ragazzo, un tipo che lavora sugli elevatori e sulle gru, ma con il brutto vizio delle scommesse. Abortire o no? e dove? Per trovare i soldi dell’intervento si prostituirà a uno strano cliente che non la tocca, ma è interessato al feto, alla sua pancia, al suo corpo che ingrossa. Strano film, percorso da accensioni visionarie, stravaganze, impercettibili derive oltre il reale (le scene della coppia sulla gru, quel treno che passa davanti in mezzo alle case). Solo che il personaggio del cliente, benché aggiunga suggestioni al film, è assolutamente inverosimile.
ore 14,00: Zerrumplt Herz (The Council of Birds) di Timm Kröger. Germania. Settimana della critica. Voto 6 e mezzo
Un altro film parecchio interessante della Settimana della Critica, ma solo parzialmente riuscito. Saggio di diploma di un regista di 29 anni. Germania, 1929, un musicista in crisi lascia Berlino e si rifugia in una casa in mezzo a un bosco. Sta scrivendo una sinfonia che dovrebbe essere il suo capolavoro, ma il mal di vivere non lo lasca. Lo raggiungono tre amici, però la casa è vuota, lui nel frattempo è scomparso, sembra volatilizzato. Sarà solo l’inizio di una catena di eventi misteriosi e fatali. Con quel senso forte della natura che solo i tedeschi possiedono. Un film che fatica a decollare e che solo nella seconda parte convince. Un po’ troppo minuzioso e pedante. Qualche taglio avrebbe aiutato.
ore 16,45: Retour à Ithaque di Laurent Cantet. Francia. Giornate degli autori. Voto 7 e mezzo
Cantet (Palma d’oro qualche anno fa a Cannes con La classe) ritorna con un piccolo film assai bello girato a Cuba. Una sera, su una terrazza a L’Avana, l’incontro di cinque amici tra i 50 e i 60 anni, quattro uomini e una donna. Uno di loro è appena tornato dalla Spagna dove è vissuto per 16 anni. Sembra la solita rimpatriata, all’inizio lo è, ma poi diventa uno scavo nel passato, di ciascuno e di tutti, un tirar fuori segreti e cose mai dette, un rinfacciarsi e rimbrottarsi. La Cuba castrista della gioventù e quella disincantata di oggi. La fatica di vivere con salari miserrimi. I giovani che vogliono andarsene tutti. Per niente nostalgico. Un come eravamo che è una resa dei conti anche spietata. Benissmo scritto, con una progressione dramaturgica perfetta. Il corrispettivo italiano sarebbe stato una noiosissima narcisata su com’era bello il sessantotto ecc. da parte di una genrazione che ha avuto molto, e però si è sempre lamentata e indignata e continua farlo. Solo che in questo film siamo a Cuba, e lì i cinquanta-sessantenni hanno cose più interessnti e importati da dire, da ricordare, da rinfacciarsi.
ore 19,30: Red Amnesia (Chuangru zhe) di Wang Xiaoshuai. Cina. Venezia 71-Concorso. Voto 7+
Per un’ora non capisci che film sia. Vedi una signora anziana madre di due figli maschi, uno sposato uno gay (vorrà pur dir qualcosa in un film cinese, no?), che fan la vita loro, ma che lei non lascia mai in pace, impicciona com’è. Poi cominciano strane cose, telefonate mute alla nostra anziana ma indomita signora di nome Deng, quindi le rompono un vetro e le fanno altre cosacce. Chi è che la minaccia e la perseguita? E se fosse un po’ matta e avesse l’Alzheimer? Il regista, anche se la tira troppo per le lunghe, è abilissimo nel lasciarci in sospeso, a suggerire varie piste senza farci capire. Come un Haneke cinese, anche se meno rarefatto. Poi il fim diventa decisamente un thriller e anche un po’ ghost-story. Il regista ricorre al cinema di genere per raccontarci in realtà dei tempi sciagurati della Rivoluzione Culturale, delle deportazioni in massa nelle campagne, del fanatismo, della gente manipolata e ridotta a fare la spia di regime. Quel che accade alla protagonista del film affonda le radici in quel tempo buio. Un film parecchio interessante. Se solo fosse stato sforbiciato e snellito sarebbe stato grandissimo.


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