….venne il tempo.

Da Spiritualrationality

Tutto faceva presagire che fosse lui l’atteso, il prediletto e venne il tempo  in cui si sentì pronto ed iniziò l’opera pubblica.

Predicò in tutto il territorio in cui  riteneva ci fosse terreno fertile per la sua semina.

Non lo dichiarò mai apertamente ma fece credere senza neanche mai smentirlo, di essere il figlio mandato a liberare gli  oppressi.

Si circondò di messaggeri, che avrebbero dovuto seguirlo ed aiutarlo nella costruzione di una nuova civiltà. E qualora fosse fallita l’opera, avrebbero dovuto proseguirla da soli, perché convinto che sarebbe tornato. Questa convinzione gli fece commettere il primo errore in quanto intimamente credeva di essere “il figlio” mandato in missione. Questa orgogliosa convinzione fu la sua vera condanna. L’orgoglio gl’impedì la visione completa dell’opera.

Commise  un altro errore: quello di non spiegare ai messaggeri il suo progetto, ne tantomeno dire che la sua era una commedia “divina” ma pur sempre una commedia, studiata nei minimi dettagli ma dal finale  incerto  Quando si compie un’opera ed occorre l’aiuto di altri, costoro devono diventare complici totali e consapevoli dell’intera esecuzione progettuale, pena il fallimento.

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Tra costoro scelse anche colui che aveva in se il seme del tradimento da usare fraudolentemente, quando sarebbe giunto il tempo d’insinuare nei messaggeri il dubbio che non fosse il figlio divino.  Il traditore gli serviva al fine di essere  denunciato,catturato, giudicato e condannato. La sua condanna ingiusta serviva al popolo, per il quale si stava battendo ed al quale aveva promesso la libertà ed un nuovo regno.

Un regno fatto di uomini che si fossero ribellati alla sua ingiusta condanna. Sapeva che la dignità personale e collettiva la si conquistano con atti di coraggio e la ribellione popolare contro  chi ha ingiustamente condannato un innocente, riscatta dalla ignavia, dalla codardia e ridà autostima ai ribelli, futuro popolo degno di una nuova civiltà.

Ma la sua fu un’opera, necessariamente, prematura.  Come poteva un popolo, che  crede ciecamente in un “dio  del cielo che  manda il figlio divino a salvarlo”, comprendere un’opera alchemica che nulla ha a  che vedere con il sovrannaturale ed intangibile quale le religioni basano la loro fede? Per un popolo in attesa di un nuovo regno come può comprendere che si parla dello stesso regno dove  sono gli stessi abitanti  che devono cambiare e crescere in dignità infondendo in loro stessi il coraggio di opporsi contro le ingiustizie?

Ecco allora che la sua condanna viene interpretata, da un popolo ingenuo e inerme, come un beffarda menzogna ed un raggiro ad opera di un comune mortale.

Ma la vita nella sua piega nascosta agli uomini ancora ciechi sordi e muti, ha continuato l’opera incessante. ancora irta di ostacoli.

Come è possibile ottenere giustizia se negli uomini regna la codardia che cela la umiliante sottomissione e connivenza con gli ingiusti?

Il SENSO di COLPA cominciò a logorare l’animo di costoro. Ma come liberarsi di una colpa se colui che è stato lasciato al suo destino è morto? Come discolparsi e chiedergli perdono e riscattare così la colpa di codardia e ignavia?

Il rimorso era grande quanto l’atroce morte di quell’uomo. Iniziò così l’opera di riscatto dell’uomo crocefisso nella illusione di mettere a tacere la propria coscienza.

Si diffuse così per bocca dei mortificati da senso di colpa, la sua opera di  predicazione.

Col tempo, passarono 70 anni, i codardi e gli ignavi   tramandarono sempre più la grandezza del morto in croce, nella vana speranza di riscatto personale. Lo portarono a Roma a completare l’opera di sconfitta mancata perché quel popolo codardo (anche se in buonafede) accusò Roma ed i Romani colpevoli di assassinio.

Quando c’è una scofitta non si va a cercare l’errore ma si cerca il colpevole del proprio fallimento che è sempre un altro.. I romani quindi erano da punire.  Iniziarono così le orgogliose guerre votate al martirio contro costoro.

Il martirio glorifica il martire e mortifica il carnefice, ma allo stesso tempo inorgoglisce entrambi se la coscienza è chiusa.

Il seguito della storia va ricercata in noi. La verità è solo in noi se sappiamo leggere ed ascoltare quello che la coscienza (unico giudice) ci suggiesce.


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