Più che vent’anni solo ieri, vent’anni proprio ieri. Silvio B. scendeva in campo, una calza sulla telecamera, per apparire più giovane (una calza sulla faccia in pratica, come i delinquenti, e questo avrebbe pur dovuto dirci qualcosa).
Ma ridurre l’epopea di Silvio B. alla storia di un pluripregiudicato, coi tacchi e i capelli da omino playmobil, sarebbe riduttivo.
E’ l’uomo che ha creato i Razzi e gli Scilipoti. E si è circondato dei Capezzone e dei Giovanardi.Prima di lui, pensavi alla escort, e ti figuravi una Ford. Adesso dici escort e pensi a una puttana. Ha evoluto (o involuto) il costume.
E’ riuscito a fare le corna ad un vertice UE, a fare bubusettete alla Merkel e il gesto della mitraglia ai giornalisti russi. Solo lui poteva dare del kapò a un avversario tedesco, in quel di Strasburgo e raccontare una barzelletta sugli ebrei, nel giorno della memoria.
Chi altri avrebbe potuto dire ad Obama che è bello abbronzato, e di sua moglie che è una gran gnocca. A proposito di paragoni estetici, è riuscito anche a dare della culona inchiavabile alla Merkel e della zoccola alla premier finlandese.
Chiunque altro avesse ironizzato sui desaparecidos argentini (‘Erano belle giornate e li facevano scendere dall’aereo’) sarebbe stato lapidato. Lui, invece, faceva il Presidente del Consiglio.
Ma vorrei consegnarlo alla storia con un frammento di Porta a Porta. Corre l’anno 2000. Lui e Bertinotti. Bertinotti lo incalza sulla tragica vicenda dei fratelli Cervi. Trucidati nel corso della Resistenza. E Silvio, con la sua ineffabile faccia di tolla: “Io sarò felicissimo di conoscere papà Cervi a cui va tutta la mia ammirazione”. Indimenticabile la faccia basita del Fausto, che gli rammenta che papà Cervi (classe 1875) è morto trent’anni prima, nel 1970.