La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità
(Paolo Borsellino)
“Oggi sappiamo di aver assistito a Caltanissetta a un processo farsa, a indagini condotte da un ex questore e prefetto, Arnaldo La Barbera, che aveva tra l’altro molta fretta di fare carriera, alla cui memoria, nonostante tutto quello che è già emerso e che lo vede tra gli esecutori materiali di un colossale depistaggio, alcuni miei poco informati colleghi continuano a intitolare inspiegabilmente qui a Palermo un torneo interforze di calcetto”.(Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, nel libro “L’altra storia”, di Laura Anello, di cui il Giornale di Sicilia ha pubblicato uno stralcio)
Dopo ventanni cosa resta? Rabbia e speranza. La rabbia per ciò che è stato fatto, la speranza di avere Giustizia, un giorno.