Per il Bel Paese non è una grande novità:chi non rammenta quel maestro elementarearrivato in marcia, una novantina di anni fache, parlando al cuore della gente onesta dal balcone della piazza Serenissima, mi pareinaugurò un ventennio tristo, dalla fin funesta?È d’uopo far i dovuti paragoni, ma infinese sostituite, a caso, alla marcia il predellinoe, disinvoltamente, alle clarette le olgettineai manganelli le television, proprio un filinoe puntuale avrete, di altro ventennio il segno. Il ritratto di un paese in macerie, spoglio di idealicome il primo lo fu di sogni e libertà: indegno simulacro di una nazion disfatta, senza radici o ali.
Al fine della storia, ne son convinta, si profila il rischioindubbiamente latente, meglio che se ne prenda attoche questo novello Ugolino si rosicchi il teschiodei suoi molti figli, regalando un infelice scaccomatto.