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Vent’anni fa, il 31 ottobre 1993,moriva nella sua amata e celebrata Roma Federico Fellini.
Senz’altro il più grande regista italiano, ma anche uno dei maggiori sceneggiatori e produttori di cinema in tutto il mondo. Fellini ha fatto delle pellicole italiane e delle sue storie dei piccoli capolavori che continuano ad essere ricordati e celebrati.
Se la lingua italiana è la lingua del sogno, della passione, della musica e dell’atemporalità è anche grazie ai suoi film più famosi, che sono trasmessi in tutto il mondo rigorosamente in lingua italiana. Amarcord, 8 e mezzo, La Dolce Vita sono solo alcuni titoli che riecheggiano le atmosfere di un’Italia assolata, profumata e onirica, in cui lo stile felliniano irrompe prepotentemente nelle scenografie e anche in quella capacità, che è dei Maestri, di coniare parole nuove e farle suonare nelle orecchie come qualcosa esistito da sempre – come “paparazzi”, per dirne una. Città del Bel Paese come Rimini (dove nacque, nel 1920) e la Capitale, si trasformano ancora più in città esotiche con immagini che ricordano vagamente “La persistenza della memoria” di Dalì. (Non è un caso se una sua frase celebre recita che il visionario è l’unico realista).
E ancora la satira, come filo d’Arianna delle sue opere, le figure femminili, e l’analisi della società che è ancora spiazzante tanto riesce ad essere attuale.
Cinque premi Oscar – nel 1957 per “La Strada”, il primo film per cui nacque un Oscar ai film stranieri, nel 1958 per “Le notti di Cabiria”, nel 1964 per “8 e mezzo”, nel 1976 per “Amarcord” e nel 1993 alla carriera.
Cinque Oscar e innumerevoli riconoscimenti che non gli valsero, però, i finanziamenti successivi: nel 1990 dovette smettere di girare.
Sono passati vent’anni e il ricordo di Fellini infiamma ancora tutte le rassegne cinematografiche maggiori, e noi italiani non possiamo fare altro che omaggiarlo ancora una volta per l’immagine meravigliosa che ha donato di noi al mondo.