Venti chilometri di passione-Capitolo 18

Creato il 18 luglio 2014 da Lorenzo Zuppini @lorenzozuppini

Giulia è alta un metro e settanta circa e pesa un cinquantina di chili. È minuta, gracile, sembra che abbia sempre bisogno d’esser protetta da qualcosa che potrebbe rovinarla, distrarla da te o intaccare quella perfezione che noti appena la guardi. Ha i capelli lunghi e mori e li porta quasi sempre sciolti e raccolti su una spalla, la destra di solito.
Le mani sono la parte del suo corpo più fragile, sembrano fatte di vetro, a volte non sembrano vere. Sono morbide e chiare e non hanno bisogno di cure particolari. Le mie ad esempio si screpolano d’inverno, mentre le sue rimangono intatte quasi come se un incantesimo le rendesse immuni alle intemperie che rovinano la pelle di noi comuni mortali. Sono magiche, e le unghie sono leggermente lunghe e tonde, quasi sempre dipinte con dello smalto, e il grigio pastello è il mio preferito, ma questo l’ho già detto.
Ha labbra sottili e di un rosa acceso, dipinte poche volte con rossetto o roba simile, anche perché sa che mi fa senso baciarla e poi ritrovarmi quello strano sapore in bocca, senza parlare delle labbra rosse stampate su un guancia, difficili da cancellare vista la resistenza dei rossetti di oggi.
I denti sono perfettamente bianchi e non grandi, esattamente in linea e il naso è grande al punto giusto, tondo quanto basta, e sembra che ti dica “baciami, dammi un morsino”. Di morsi sul naso, infatti, gliene ho dati sempre molti.
Sembra fragile, ma non è così. Spesse volte ha pianto davanti a me ed in quel momento avrei avuto più bisogno io di un suo abbraccio che lei di uno mio.
Ha le braccia prive di muscoli, eppure non so nemmeno spiegare con quanta forza lei mi abbia stretto a sé più di una volta, ma che dico, moltissime volte.
Alle Foccette, la sera prima di addormentarsi, parlavamo, ed alle volte le lacrime scendevano sul mio viso. Nel buio della stanza lei mi avvolgeva le spalle e la testa con le sue piccole braccia e mi stringeva, e poi mi dava un bacio su ogni occhio per farli smettere di lacrimare. Non sempre raggiungeva il suo scopo al primo colpo, quindi lo rifaceva, e le sue labbra si inumidivano delle mie lacrime.
A chi mi dice che dormire insieme significa solamente andare a letto insieme, darei in questo istante un pugno in pieno viso.
Io riesco a sollevarla da terra e portarla in giro in braccio come una principessa addormentata, lei ovviamente non può fare lo stesso con me, ma quando si tratta di infondere sicurezza e amore e serenità e pace all’anima tramite un abbraccio, non ho mai potuto competere con lei.
Giulia la inquadri appena la incontri, appena ci scambi due parole, ma poi c’è un mondo dietro di lei che aspetta solo di essere scoperto, di essere vissuto o conosciuto, ma dalle persone giuste, altrimenti è come dare perle ai porci.
Alle volte mi sono comportato come se lo fossi, ma il realtà non era così, affatto, io sono una di quelle persone che hanno colto, involontariamente, il tesoro contenuto dentro quel suo corpicino. Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che richiede attenzione e completo coinvolgimento, senza frenarsi o porsi domande. Io l’ho fatto quasi sempre, ma c’è questo “quasi” di mezzo che molte volte ci ha fatto scontrare ed anche in maniera pesante e ci ha procurato ferite che al massimo diverranno cicatrici, ma di sicuro non scompariranno mai.
Non riuscire ad esprimere interamente a parole la turbolenza che Giulia ha portato dentro di me e come questo abbia sconvolto la mia esistenza, sicuramente non ha mai facilitato il mio compito, devo però darmi atto che per lei ho messo in discussione fette della mia vita che mai avrei pensato di poter anche solo toccare, sfiorare.
A volte mi chiedo se lei avverta cose simili nei miei riguardi, ed un punto interrogativo mi rimane sempre fisso in mente. Ma poi penso agli ultimi tre anni della mia vita e so che prima di tutto fu lei, una notte di capodanno, a scegliere me, e questo mi rincuora e mi rassicura davvero molto.

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