Venti corpi nella neve, di Giuliano Pasini

Creato il 18 ottobre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Da Fralerighe Crime n. 7

Venti corpi nella neve, edito da TimeCrime Fanucci, è il romanzo d’esordio di Giuliano Pasini.

Case Rosse, un paesello sull’Appennino tosco-emiliano abitato da meno di mille anime. Insomma, il posto perfetto per staccare la spina e tentare di ritrovare sé stessi. È per questo che il commissario Roberto Serra vi si è trasferito: nella sede del commissariato più piccolo d’Italia, non dovrebbe disturbarlo nessuno, no?

No.

Primo gennaio 1995. Tre morti.
Un esecuzione. Padre, madre e figlioletta. Un solo colpo sparato alla nuca.
Le teste parzialmente spappolate. Ma la cosa più inquietante è che i corpi sono stati deposti sotto un monumento ai martiri della Seconda Guerra mondiale, vittime di un eccidio nazi-fascista.

La storia si ripete?

I personaggi sono ben fatti. Molto credibili gli abitanti del paesello, contadini nelle usanze e nei modi, chiusi, diffidenti al limite dell’omertà. Credibili e coerenti anche i personaggi principali, Roberto Serra e Alice; anche se, volendo cercare il pelo nell’uovo, la “danza” (specie di malattia in cui il poliziotto vede alcune cose già avvenute dalla prospettiva delle vittime o degli assassini) tende ad apparire un po’ troppo artificiale, e qualche piccolo passaggio nella biografia della donna è già sentito. Ciò non inficia, però, la buona riuscita del romanzo.

Lo stile di Pasini è pulito senza essere asciutto, è ricco ma misurato. La lettura ne risulta fluida e avvincente. Ottima anche la suddivisione in capitoli molto brevi, a volte anche di una sola pagina (!), che impedisce al lettore di perdere la visione d’insieme.

Interessantissima e toccante la parte legata alla storia della Resistenza, di cui si intuisce da subito l’importanza nella vicenda narrata.

Il romanzo carbura con il procedere della lettura. Le ultime cento pagine si divorano letteralmente.

Tirando le somme, un buon romanzo dalla forte identità italiana (per i collegamenti con le vicende della guerra e per la verosimiglianza del paesello, tipico borgo dell’estrema provincia), che si fa leggere con piacere, nonostante qualche piccola nota stonata (o forse sarebbe meglio dire già sentita) nella primissima parte.

Voto: 8

Aniello Troiano



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