Ventimiglia come metafora della vita (a volte)

Creato il 01 novembre 2014 da Blackcat80
Qualche volta la vita ti sorprende, e finisce per essere diversa da come te l'aspettavi.
A volte, purtroppo, in senso negativo.
Ma qualche volta, ogni tanto, anche in senso positivo.
Dopo un'estate che non è stata estate, è arrivato un autunno che non è ancora autunno - un po' come il sole ed il tepore fossero arrivati di corsa, trafelati, scusandosi per il ritardo.
E a volte ti succede che, anche se di solito non è la "tua" meta, quella in cui di solito preferisci andare, ti venga voglia di mare. Sì, proprio in questo strano autunno con il sole ridente da 28° C.
Poi, ti succede anche che il tuo anelato weekend al mare, per una serie di contrattempi e coincidenze, finisci per prenotarlo a Ventimiglia...
"Squallida, è proprio un po' squallida" dice mio cugino che ha la casa a Mentone.
"Bruttina", aggiungono altri.
Pazienza, mi dico, ricordandomi di averla scelta perché a metà strada fra la Costa Azzurra ed i posti dove andavo al mare da piccola.
Non parto con grande entusiasmo, lo confesso. O meglio, non con l'entusiasmo dato dalle grandi aspettative. Poi, l'entusiasmo di partire io ce l'ho sempre.
Partire è sempre uno stacco, una rigenerazione.
E' come aprire una finestra per cambiare l'aria. Poi, a volte, anziché la finestra si apre una porta e si decide di prenderla, di uscire fuori. Ma anche quando è solo una finestra ti fa respirare diversamente, ti fa vedere cose nuove. E, quando la chiudi, sei diventata un pochino più ricca, più consapevole, o semplicemente diversa da com'eri prima.
Quindi, ho imparato che l'importante, comunque, è partire. Mettendo sempre in valigia un po' di curiosità per quello che si troverà a destinazione.
A destinazione ho trovato il sole.
Ho trovato il caldo, l'acqua azzurra, la gente che girava con le maniche corte ed i sandali.
E' stata come una festa a sorpresa organizzata dall'estate.

Ho trovato le spiagge di sassi, con la risacca del mare che faceva solletico alle pietre facendole ridere, che le spruzzava rendendo i loro colori più intensi, più brillanti.
Ho trovato cani che correvano felici sul bagnasciuga, saltando e schizzando nell'acqua come dei bambini nelle pozzanghere, abbaiando contro i gabbiani sonnolenti in crocchio su un vecchio tronco abbandonato.

Ho trovato vecchie barche di legno dai colori ancora accesi, un po' scrostate e cariche di reti e di nasse, parcheggiate sulla spiaggia come un capannello di operai che hanno appena finito il turno.

Ho trovato case dai colori pastello arroccate sulla collina - come ogni borgo ligure che si rispetti. Casette con le persiane che fanno da occhi, dalle palpebre socchiuse e colorate.
Con la facciata adornata di boungavillea, e qualche monile casuale, creato con biciclette e scooter parcheggiati di fronte.
Con qualche ruga data dal tempo, e qualche cicatrice causata dall'incuria, che però viene mascherata dall'ombra dei lampioni che si riflette contro.


Ma, soprattutto, ho trovato il mare.
Ho aspettato il tramonto seduta sugli scogli, guardando il riflesso abbacinante del sole che si scheggiava sull'acqua, respirando l'odore del sale, con le onde che s'infrangevano ai miei piedi, in un'esplosione di perle di schiuma.
Che potere ha il mare per avere un richiamo così forte verso chiunque, per riuscire a farti sentire così in pace e, contemporaneamente, così viva? Come riesce a creare questa magia, così semplice, eppure così arcaica?

Questa risposta non l'ho ancora trovata.
Però ho capito una cosa: che davvero la bellezza si può trovare anche dove non esiste oggettivamente.
E che la vita, per riuscire a sorprenderti, a volte ha bisogno di essere vista con lo sguardo giusto...


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