Vénus Noire

Creato il 12 aprile 2012 da Einzige

I.La schiava
quando in Europa il razzismo scientifico era considerato l’unico tipo di scienza, quando L’Origine della Specie era ancora di là da venire (1859), quando esistevano gli zoo umani e quando le nazioni decantavano le glorie industriali riempiendo i propri polmoni di veleni e le proprie strade di miserabili e poveracci. questo è l’habitat culturale e sociologico in cui una ragazza khoisan, schiavizzata nell’orrendo Sudafrica pigmentocratico di freeburghers boeri e proto-capitalisti britannici, approda sotto la coercizione psicologica (e non) del fratello del suo ex proprietario, il civilizzato afrikaner Hendrick Cezar. è lui a convincerla delle bontà della terra dell’oro sopra l’equatore, di poterla trasformare in una dama, in un’attrice, un’artista. e invece è lì, insieme a giganti, nani, donne barbute e quant’altro, a mostrare il proprio corpo e a interpretare la parte della selvaggia semi-animalesca, della bestia.
II.Londra (il processo)
i crocerossini della Africa Association- latori essi stessi di un profondo razzismo mascherato sotto cristiana pietà- si ergono a difensori della “dignità” della donna (rinominata, secondo i costumi occidentali e del tutto arbitrariamente, Saartjie Baartman), citando a giudizio il signor Cezar. ma è qui che la grandiosa meschinità della macchina capitalista- ci troviamo nella culla della democrazia: è bene ricordarlo- mostra il proprio posteriore scintillante e incensato a chi non si adegua ai (tremendi) tempi: Saartjie simula una condizione di schiavitù e sauvagerie per business, e per nient’altro; giù dal palco- percepito un compenso- è una persona come tutte le altre. come tutti noi, si vende: c’è chi vende le proprie conoscenze, Saartjie vende il proprio fisico all’eccitata curiosità dell’Europa. fino a quando il domatore Réaux non le “propone” una tourné nella più libertina Francia.
III.Parigi (decadimento)
dove non è più prostituta in senso lato, ma in senso pratico. le platee borghesi si dilettano nel vederla danzare e ostentare la propria eccezionale diversità, ma inorridiscono non appena una lacrima le scende dal viso: la serate, la festa, è irrimediabilmente rovinata. è in questo momento che la Scienza, tramite i molesti arti del zoologo e naturalista Cuvier, si lancia allo studio di questa meraviglia esotica, oramai spersonalizzata, oggettivata, ridotta a orpello- qualcuno direbbe il prototipo della donna-oggetto, e forse a ragione. ma il denaro sonante non basterà per strapparle l’ultimo brandello di lacera dignità rimastole: per ammirarla, classificarla e studiarla nel pieno della proprie caratteristiche anatomiche si dovrà aspettare la morte della donna. ai piedi di un letto, dopo l’ennesimo orgasmo regalato per pochi spiccioli, nel gelo di un’Europa infernale: cielo oscurato dai parti delle ciminiere, paesaggio deformato da erezioni edilizie, uomini e donne incattiviti, inaciditi, profittatori e spietati. una delle cose che viene in mente, a fine visione, è che Saartjie, nel suo peregrinare, non ha mai incontrato uno sguardo benevolente. o forse uno sì. ma ormai è lontano.

titolo originale: Vénus Noireun film di Abdellatif Kechiche2010

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