Venuto al mondo – Margaret Mazzantini

Creato il 01 settembre 2014 da Ilariagoffredo

Parliamo di uno dei romanzi di una nota scrittrice italiana. Si dice che la Mazzantini si odia o si ama, non ci sono mezze misure. Penso che sia vero.

VENUTO AL MONDO

Margaret Mazzantini

Mondadori

Trama

 Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all’aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l’amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d’amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L’avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra.

L’autrice

Margaret Mazzantini (Dublino, 27 ottobre 1961) è una scrittrice, drammaturga e attrice italiana.

Nasce a Dublino, dove vive per circa tre anni prima di trasferirsi con la famiglia a Tivoli, nei pressi di Roma. Figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e della pittrice irlandese Anne Donnelly, e sorella minore dell’attrice Giselda Volodi, nel 1982 si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Successivamente si esibisce come attrice di teatro, cinema e televisione.

Esordisce in letteratura con Il catino di zinco (Marsilio, 1994), vincitore del premio Opera Prima Rapallo-Carige e del Premio Campiello – Selezione Giuria dei Letterati.

Nel 1995 scrive la pièce Manola, interpretandola a teatro insieme a Nancy Brilli, con la regia di Sergio Castellitto. Nel 1998 Manola esce per Mondadori sotto forma di romanzo. Nel 2000 lavora a Zorro. Un eremita sul marciapiede, un monologo teatrale interpretato da Sergio Castellitto, edito da Mondadori nel 2004.

Con il romanzo Non ti muovere (Mondadori, 2002) ha vinto, tra gli altri, il Premio Strega, il Premio Rapallo-Carige e il Premio Grinzane Cavour.

Nel 2003 è stata insignita del titolo di Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana su iniziativa del Presidente della Repubblica.

Nel 2008 esce il romanzo Venuto al mondo, edito da Mondadori e vincitore, tra gli altri, del Premio Campiello 2009.

Nel 2011 viene pubblicato il romanzo Nessuno si salva da solo, edito da Mondadori e vincitore del Premio Flaiano. Sempre nel 2011 esce Mare al mattino, romanzo edito da Einaudi e vincitore del Premio Cesare Pavese e del Premio Matteotti.

Nel 2013 viene pubblicato il romanzo Splendore, edito da Mondadori. A marzo, riceve il Dante d’oro all’opera omnia, assegnatole dal salotto letterario degli studenti dell’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano, la Bocconi d’Inchiostro.

I suoi libri sono tradotti in trentacinque lingue.

Dal 1987 è sposata con l’attore e regista Sergio Castellitto con cui ha avuto quattro figli.

Recensione

Negli anni Ottanta la giovane Gemma effettua un viaggio nella città di Sarajevo dove incontra Diego, uno stravagante fotografo con cui ha un’avventura. Tornata in Italia decide comunque di sposarsi con il fidanzato Fabio. Purtroppo il loro matrimonio non va a buon fine e i due si separano. Gemma torna tra le braccia di Diego. Innamorati, decidono a loro volta di sposarsi. I problemi arrivano dopo: Gemma infatti è sterile, la coppia non riesce ad avere figli. Tentano ogni strada possibile fino a che affrontano insieme un nuovo viaggio a Sarajevo durante la guerra. Lì incontrano una giovane donna disposta a ospitare in grembo il figlio di Diego che poi andrà via con la coppia. Tuttavia non tutto va come previsto.

Premetto che non avevo mai letto un libro della Mazzantini. Confermo che questo è stato il primo e l’ultimo. Non mi piace affatto il suo modo di scrivere, così triste e senza rilievo, senza sorprese. Lo stile è grigio, deprimente, fa crescere progressivamente un fastidioso peso sullo stomaco. Per non parlare di questo libro nello specifico. Ci viene presentato come un romanzo in cui la guerra è un evento fondamentale, mentre sulla guerra troviamo all’incirca quattro o cinque pagine. La storia non è affatto ben inserita nel contesto storico: facile parlare di guerra nominando solo dei cecchini che sparano dalle montagne. Inoltre ci si potrebbe aspettare che sia un libro carico di passione tra i due protagonisti: non è vero neppure questo. Le scene d’amore – poche e descritte senza emozione – sono anch’esse impostate sulla tristezza, su ogni tipo di sfumatura di grigio, di squallore. E poi la critica più importante che manda all’aria il senso intero di un amore costruito giorno per giorno: Diego durante l’ultimo viaggio a Sarajevo accetta – con il consenso di Gemma – ad avere un rapporto sessuale con una giovane serba disposta a dargli un figlio. Ora io mi chiedo: come può Gemma accettare che suo marito vada con un’altra donna per metterla incinta? Come può Diego stesso essere disposto a tradire la moglie che pareva tanto amare? Questa mi pare davvero la ciliegina sulla torta di un libro che non mi ha dato nulla, anzi mi ha fatto desiderare intensamente di terminarlo per liberarmi da un peso.

Chi sono io per dire che chi è figlio di uno scrittore e coniuge di un regista ha la strada spianata per pubblicazioni e trasposizioni cinematografiche? Nessuno, per cui non lo dico. Va be’, l’ho detto.

Valutazione:


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