Verdena, Endkadenz Vol.1: saggezza, follia e suggestione

Creato il 08 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Diciamoci la verità, al giorno d’oggi parlare di nuove uscite sensazionali comporta sempre una menzione a qualche artista o band proveniente da Oltreoceano o da chissà dove. Da molto tempo ormai le realtà musicali nostrane non godono di ottima salute. Fortunatamente, esistono dei sopravvissuti, che grazie al loro sconfinato potenziale creativo ritornano ciclicamente. donandoci un disco di cui andare fieri, in questo caso,  addirittura uno di due volumi. A seguito di un’attesa scomoda ma non troppo lunga, i Verdena sono tornati con un album che ha dell’incredibile. Endkadenz Vol.1 è di fatto l’ennesima prova volta a conferire un ulteriore prestigio al trio di Albino, nonostante la crisi non solo musicale che ha colpito in pieno il nostro paese.

Le aspettative, a quattro anni dalla pubblicazione di WOW, erano altissime, sia per i fan, sia per la critica. A un paio di settimane dall’uscita del primo volume di Endkadenz, possiamo tranquillamente affermare che nessuna di queste si è rivelata vana. I Verdena sono ritornati in gran rispolvero, dimostrandosi ancora una volta una band che si slega da ogni concetto riguardante la forma, per far spazio a un puro ed efficace desiderio di espressione, senza alcun tipo di vincolo. Il risultato è un album di 13 brani che contengono una buona dose di reminiscenze e un’altrettanta attitudine alla sperimentazione, sia dal punto di vista dei suoni, sia dal punto di vista delle atmosfere che si creano attorno ad essi.

Il disco apre con Ho una fissa, prova tangibile dell’ennesima rivoluzione sonora rispetto a “WOW”, un ritorno plateale delle chitarre distorte di Alberto e dei suoni tonanti di basso di Roberta. La timbrica dei fusti e il groove di Luca si riconfermano l’anello di congiunzione tra tutte le produzioni made in Henhouse. Un brano molto scorrevole, perfettamente in equilibrio tra melodia e rumore. Si prosegue con Puzzle, ballata dallo stile cantautoriale e dal sapore amaro e malinconico. La voce a due ottave dona un profondo senso di sogno e inquietudine a un brano strutturalmente lineare ma ricco di atmosfera. Il terzo brano, nonchè singolo di lancio, Un po’ Esageri, ci fa volare via indietro nel tempo, all’epoca dei primi baci sotto il sole primaverile. Accordi elementari e suoni spigolosi, conditi da una sezione ritmica incalzante e da un testo spensierato e adorabile. Ne scaturisce un profondo senso di nostalgia per i tempi andati e un sorriso quasi di commozione.

È il momento di Sci Desertico, brano a cui è impossibile rimanere indifferenti. Beat elettronici, chitarre robotiche e ronzanti condite da una voce distorta e riverberata all’inverosimile, il tutto volto a creare un’atmosfera claustrofobica ma piacevole grazie agli arrangiamenti sempre melodici e mai sconfortanti. La musica cambia con Nevischio, ballata dalle dinamiche leggere, a metà strada tra Battisti e Finardi. Una chitarra acustica che scorre come i pomeriggi al parco e un testo d’amore un po’ lieve e un po’ rassegnato. Il sesto brano si intitola Rilievo, uno dei più introspettivi e avventurosi di tutto questo primo volume di Endkadenz. Le chitarre e il basso sono un gigantesco muro di luce, la batteria di Luca trasporta il brano attraverso stati d’animo differenti, per poi interrompersi improvvisamente lasciando spazio a rumori e dissonanze di strumenti e voce. Traccia simbolo della nuova e totale ricerca sonora.

Si prosegue con Diluvio, un altro brano degno di essere un musical a se stante. Un viaggio di quattro minuti attraverso momenti di sogno e attimi di inquietudine. La linea di pianoforte si intreccia alla perfezione con la linea di basso e con i suoni di batteria ricchi di delay e di ambiente. Una lezione di psichedelia e di interpretazione degna dei Queen di Bohemian Rhapsody. Gli animi si accendono improvvisamente con Derek, un brano dal potenziale live immenso. Una struttura che ricorda una scalinata irregolare, ricca di decibel, con un intermezzo lisergico stile requiem, per poi ritornare alla corsa folle dietro alla linea di batteria di Luca. Ennesimo ottimo lavoro, da rimanere di sasso.

Ricompare il pianoforte Con Vivere di conseguenza. La ricetta è simile a quella di Diluvio: un viaggio attraverso i meandri della lirica, con un repentino cambio di atmosfera nell’interludio per poi ritornare al ritmo incalzante che ne fa da padrone. Tutto prende una piega più  solida con Alieni Fra Di Noi. Ritmi lenti, muro di distorsione a metà tra le sonorità de Il Suicidio Del Samurai e la più grande tradizione Shoeagaze. Brano dalle dinamiche tempestose, dai risvolti liberatori: un attimo di sfogo senza fronzoli, per poi ritornare alle atmosfere più consenzienti di Contro La Ragione. Qua batteria e piano trascinano l’ascoltatore verso un mondo surreale. Da qui in poi risulta chiaro l’intento dei Verdena riguardo al nuovo approccio alla musica e a ciò che ne scaturisce.

Gli ultimi colpi arrivano con Inno Al Perdersi, il brano che più testimonia la nuova identità del trio Bergamasco. Ritorna la chitarra satura all’inverosimile, i suoni mastodontici di basso e una batteria lenta e percossa. Un nucleo di suono compatto, suggellato dalla linea vocale di Alberto, che a tratti ricorda Mia Martini. Perla assoluta di questo Endkadenz Vol.1. L’album chiude con Funeralus, una ballata dolce che si tramuta nell’ennesimo stato di semi-incoscienza, dove a fare da padroni sono un synth e dei beat elettronici, per poi sfociare in un finale avvolgente, suonato secondo la più tradizionale delle loro identità sonore, ossia il power trio.

A seguito di un ascolto attento, questo primo volume di Endkadenz non si può definire in nessuna maniera, se non con gli aggettivi “pregievole ed efficace”. Con questo primo volume, i Verdena si dimostrano ancora ricchi di curiosità e determinati nel tradurre il loro gigantesco estro creativo tramite canali sempre diversi, influenzati dai loro ascolti, dalla costante ricerca sonora, ma soprattutto dal fattore emotivo, che fin dagli albori determina la matrice predominante dei loro lavori. Endkadenz Vol.1 è un contenitore di emozioni tradotte in musica, nonché l’ennesima dimostrazione di un’entità musicale senza eguali nel nostro Paese. In attesa di Endkadenz Vol.2, possiamo solo godere ancora una volta del grande genio che si cela dietro al trio di Albino e che ci lascia piacevolmente basiti ogni volta.  Nel frattempo, le date dell’Endkadenz Vol.1 Tour sono già state fissate. Non resta che attendere la data di rilascio del secondo volume e nel frattempo godersi tutta la magia del primo dal vivo. QUI le date del tour.

Tags:album,atricolo,endkadenz,endkadenz vol.1,musica,recensione,verdena,vol.1,wow

Related Posts

MusicaSocietà & Cultura

Trickfinger: la svolta elettronica di John Frusciante

Senza categoriaSocietà & Cultura

Sanremo 1967: la morte di Tenco e l’insostenibile peso di un mondo di luci.

LifeMusicaPrima PaginaSocietà & Cultura

Festival 2015: lineup, location, date.

AttualitàMusicaPrima PaginaSocietà & CulturaTecnologia

Pono: La Rivoluzione Musicale firmata Neil Young


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :