Verdena: "Wow" di nome e di fatto

Creato il 21 gennaio 2011 da Cannibal Kid
Verdena “Wow”Genere: Italian wowProvenienza: Albino (Bergamo)Se ti piace ascolta anche: Queens of the stone age, Interpol, Muse, Il teatro degli orrori, Lucio BattistiPezzi cult: Tu e me, Grattacielo, Scegli me
(la versione breve e senza troppe divagazioni la potete leggere su Wait! Music)
C’è chi parla tanto, e c’è chi fa. I Verdena dicono solo: Wow. E mica mentono, come troppi stronzi in giro. Wow è la reazione che si prova ascoltando questo grandioso ambizioso mastodontico doppio album. Wow è ciò che ci voleva non solo a una scena italiana piuttosto in coma (ma questa non è una novità), Wow è soprattutto la risposta alla crisi mondiale del rock chitarristico. Giusto analizzando i migliori dischi del 2010 lamentavo il declino inesorabile di un certo tipo di rock cazzuto, quand’ecco che la risposta migliore alle mie preghiere arriva a sorpresa proprio dal Belpaese (sarebbe meglio dire ex Belpaese?).
Difficile dire quale sarà la reazione a questo disco. In Italia si guarda sempre con diffidenza a chi vuole fare troppo, a chi è troppo ambizioso (e non parlo di ambizione a rubare e avere più potere possibile), a chi cerca di uscire dal gregge, a chi non ci sta a mantenere un basso profilo allineato alla mediocritas, a chi ha talento vero e non parlo di fenomeni da baraccone di YouTube o talentshow: fare un gorgheggio o cantare con qualcosa infilato nel deratano non è talento, è solo una forma sterile di esibizionismo.Se il mondo dei blogger e delle (poche) riviste musicali oggi rimaste mi sembra abbia reagito alla grande del tipo: “Wow!”, mi riferisco piuttosto al mondo dei grossi media generalisti tv-radio-quotidiani già pronti ad esaltare come “Capolavoro” il nuovo album di Vasco Rossi e che presumibilmente invece poche (o nessuna) parola proferiranno su questo reale capolavoro italiano.
I brani tutti molto wow! di “Wow” sono per lo più brevi, ma sarebbe meglio dire che durano il giusto, prima di annoiare o ripetersi finiscono lasciando spazio a qualcosa di nuovo, a un’altra scoperta di cui c’è qui grande abbondanza. I due dischi sono molto eterogenei, ma devo dire che il secondo CD ha un’atmosfera più morbida e rilassata. A spiccare, almeno dopo i primi ascolti, più che le singole canzoni (che pure spiccano e spaccano) è l’insieme molto sognante. La voce è stata volutamente mixata bassa, in modo da fondersi con tutti gli strumenti senza dover per forza di cose acquistare un ruolo prioritario rispetto agli altri elementi. Ma nonostante le varie componenti presenti, ne viene fuori un’Opera che dà un’impressione di incredibile omogeneità.
Tante le invenzioni e le trovate sorprendenti presenti, vedi una geniale “Loniterp” (anagramma di Interpol) in continua mutazione o l’intarsio vocale di “A capello”, al punto che per l’apertura nelle strutture e nell’uscire da un modello di canzone canonico strofa-ritornello-strofa, i Verdena finiscono per ricordare soprattutto il genio di Lucio Battisti, giusto più virato verso il rock (“Mi coltivo” e “Attonito”, per dire, vanno giù belle heavy), ma non dimenticando nemmeno un notevole gusto pop, vedi anzi senti “Sorriso in spiaggia PT 1”, o una “Grattacielo” che va in altissimo. E “Tu e me” ma che bella è? 1 minuto e 54 secondi di incanto.
Sembra un impegno non da poco cimentarsi nell’ascolto di questo doppio lavoro fuori dal tempo, soprattutto in tempi fuori come i nostri, ma in realtà non è così; grazie al suo divertimento e al suo variare di atmosfere e soluzioni sonore si rivela infatti sorprendentemente piacevole e leggero. Un doppio long playing imprescindibile come non capita più molto spesso con i dischi italiani (anche se a me con i dischi italiani è capitato di rado). E soprattutto come non capita più molto spesso con i dischi rock.(voto 8,5)

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :